Introduzione

I Caraibi sono da sempre rinomati come una delle zone più belle del mondo. Le numerose isole che ne fanno parte, sono suddivise in 31 entità politiche, di cui più della metà sono dipendenze oltremare, come le Isole Cayman (Regno Unito), Saint-Martin (Francia) e Aruba (Olanda), mentre le restanti sono repubbliche autonome. Dalle Bahamas alle Piccole Antille, le isole sono delle mete turistiche ambite a livello globale per ciò che offrono: spiagge da sogno, clima tropicale 12 mesi l’anno, paesaggi naturali da togliere il fiato, ma anche tanta storia e tradizioni.

La moderna cultura caraibica è stata fortemente influenzata dalle tante vicende che hanno caratterizzato l’area, e ciò si riversa anche in uno dei suoi aspetti più tipici: la musica. Grazie al mix etnico-culturale tra europei, africani e popolazioni locali, sono nati vari generi musicali come la salsa, il calypso, lo zouk, la rumba e il reggae, che identificano l’area caraibica per quello che sembra: un paradiso terrestre.

Ma, su questa Terra, il concetto di “eden” non esiste, neanche per quest’angolo di mondo che, dal colonialismo all’importazione degli schiavi dall’Africa, fino alla nascita delle odierne nazioni, ne ha viste di cotte e di crude. A discapito delle infinite meraviglie naturali, i Caraibi sono teatro di tensioni politiche, economiche e sociali, che hanno fatto crescere il tasso di criminalità, povertà e corruzione a livelli elevatissimi.

Port-au-Prince, capitale di Haiti, assediata dalle gang armate. Reuters

In un contesto così caotico e pieno di disordini, non è mancata la ribellione di quella porzione di gente desiderosa di rendersi diversa dal resto della società o di esprimere liberamente le proprie idee, ed anche in questi Paesi lontani dalle grandi lande continentali, sono arrivate tendenze, ideologie e generi musicali che all’apparenza non sembrano esistere, ma invece sono vivi. E, uno di questi, è proprio il metal.

Chi penserebbe mai che si sia diffusa una musica estrema, ribelle e così distante dalle culture locali? Di regola, nessuno. Eppure, esistono scene rimaste lontane dai radar del resto del mondo, ma ormai consolidate nel loro contesto socio-culturale, diverso da Paese in Paese, ognuno con i propri avvenimenti storici che ne hanno influenzato la nascita e la diffusione.

Cuba: dove tutto ebbe inizio

Musicalmente parlando, Cuba è famosa per essere la patria di diversi generi afro-ritmici, specialmente la rumba. Ma molti non sanno che, nell’area dei Caraibi, è una grande roccaforte del metal.

Già dagli anni ’60, il Paese conobbe un’ondata di nuovi musicisti rock che, da una punta all’altra dell’isola, diffusero il verbo sempre di più. In seguito, nei primi anni ’80, si formò una scena anche di quel genere che, all’epoca, era un’estremizzazione del rock e di cui già se ne sentiva parlare.

Alcune emittenti radiofoniche, in particolare Radio Ciudad de la Habana, iniziarono a mandare in onda diverse trasmissioni a tema musicale con tanto repertorio estero, inclusi i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Metallica e i Motörhead. Tuttavia, proprio in quei vent’anni, la diffusione del metal non ebbe vita facile e, per capirlo, bisogna aprire una breve parentesi storica.

Fidel Castro negli anni dell’ascesa al potere. BBC

Nel 1959, dopo la caduta del regime di Fulgencio Batista, Cuba passò sotto il comando del Partito Comunista guidato da Fidel Castro. Trattandosi dei primi anni della guerra fredda, Cuba divenne di importanza strategica per l’Unione Sovietica, visti gli ideali marxisti-leninisti del nuovo governo, ma rappresentava una minaccia per gli Stati Uniti, liberali e capitalisti, per la sua vicinanza geografica. Da qui in poi, i rapporti tra Castro e la Casa Bianca si incrinarono sempre di più grazie ad una serie di avvenimenti come l’invasione della Baia dei Porci, l’imposizione di un embargo economico-commerciale (ancora oggi in vigore) e la famosa crisi dei missili che, per poco, non scatenò una catastrofe mondiale.

Tutto ciò, ovviamente, si riversò anche nella società. L’antiamericanismo di Castro arrivò a coinvolgere qualsiasi aspetto della cultura nazionale, compresa la musica. In uno scenario simile, in cui già era vietato l’ascolto dei Beatles, i concetti di “metal” e “metallaro” erano ciò che andasse contro ogni cosa: una musica aggressiva, veloce e in lingua inglese, suonata e ascoltata da chi indossava magliette di band che, il più delle volte, erano proprio americane. La conseguenza più logica fu l’emarginazione che, nei confronti di questi ragazzi alternativi e diversi dalla massa, arrivò puntuale.

Nonostante tutto, i musicisti non demorsero, iniziando una disperata ricerca di varie location per poter suonare, ma quei pochi teatri, hall o arene sparsi per le varie città, non glielo concessero. L’unica alternativa rimasta erano le case della cultura, spazi educativi nati negli anni ’60, che figuravano come il luogo di ritrovo più adatto per meeting e concerti metal. E l’idea per rendere concreto il tutto fu di María Gattorno, la madrina della scena estrema cubana.

María Gattorno. Youtube

La donna era la coordinatrice delle attività di una casa della cultura di L’Avana, nel quartiere Vedado, che si mise a disposizione per le band del periodo. Non avendo un posto in cui provare, i musicisti suonavano spesso nelle piazze pubbliche, venendo continuamente contestati, e fu per questo che María permise loro di utilizzare il patio della struttura (il cortile interno). Per i giovani artisti, ci mise poco a diventare una seconda casa, tanto che gli spettacoli dal vivo vennero inseriti ogni sabato come attività settimanale fissa. Fu così che nel 1987 nacque il Patio de María, il primo spazio cubano dedicato ai concerti metal, che diventò il punto di riferimento per i metallari (chiamati “frikis”) di L’Avana e dell’intera nazione.

Il movimento si era finalmente consolidato, ma questo non fermò gli stereotipi: i metallari erano ancora considerati pazzi, drogati e antirivoluzionari, e non mancarono episodi di tensioni in cui venne coinvolta anche la polizia. Dopo 16 anni, il Patio de María chiuse, lasciando tutti a mani vuote ma, col passare del tempo, le cose cambiarono.

Il governo cubano tornò ad aprirsi verso le culture estere e, dopo un periodo di battaglie e petizioni, nel 2007 nacque la Cuban Rock Agency, che ha permesso alla scena metal di essere riconosciuta in maniera ufficiale e definitiva. La direttrice è rimasta María Gattorno, che è riuscita anche ad ottenere il Maxim Rock Club come nuovo spazio per i concerti, tutt’ora in attività.

Il Maxim Rock Club, nel centro di L’Avana. AM:PM Magazine

Da questa serie di eventi, è nata una schiera di band attive sin dai primi tempi del Patio de María: tra le più importanti ci sono gli Zeus, dal più classico thrash metal, e i Combat Noise, dal sound death/grind, tutte di L’Avana ed affiancate da musicisti di altre città. Tra questi si ricordano i Tendencia, band groove metal di Pinar del Rio, i Mephisto, combo gothic/black, e i Destrozer, death metallers, entrambi di Holguín, il secondo hub del metal cubano.

I Combat Noise, una delle prime band estreme di Cuba

Negli ultimi anni, la scena si è evoluta anche negli altri sottogeneri, arricchendosi di validi musicisti. Uno di loro è Javier Rodríguez Prendes, figura importante nel black, che ha dato vita a numerosi progetti come Skjult, Black Winged God Messiah, Shrine ov Absurd e Svartmass. Tra le musiciste donne, spicca Rosario Fernández, aka Rose, impegnata come singer in progetti di genere diverso: i Butcher (brutal death metal) i Nergal (black metal) e i Parasomnia (melodic death).

Ad oggi, Cuba vanta un patrimonio completo a 360 gradi: che si tratti di power metal (Bonus), grindcore (Holodomor) o depressive black (Melanca), ha almeno un membro rappresentativo, ponendosi come un forte caposaldo della musica estrema nei Caraibi.

Repubblica Dominicana: orgoglio metallaro

La Repubblica Dominicana è un’altra nazione caraibica in cui si è formata una solida scena metal. Ma anche qui, questo genere musicale ebbe grandi difficoltà ad essere accettato.

Un primo accenno arrivò a Santo Domingo grazie ai Cygnus, band heavy metal nata nel 1983, che attirarono subito l’attenzione pubblica: non era comune vedere in giro dei ragazzi che suonassero quel tipo di musica, soprattutto se apparivano così diversi nell’appeal e nell’attitudine. E questo fu solo un primo sentore di ciò che successe in seguito.

I Cygnus. Spirit of Metal

All’epoca, gli strascichi dei regimi precedenti e della guerra civile del 1965 erano ancora freschi. L’allora presidente Joaquin Balaguer, per quanto fosse considerato liberale, aveva atteggiamenti non così lontani dall’essere dispotici, e lo dimostrò soprattutto in questioni strettamente politiche. In ambito ideologico, il Partito Riformista Social Cristiano, di cui era il leader, ha sempre avuto un orientamento conservatore e religioso: ciò significa che, in un Paese già fortemente cattolico, la religione divenne ancor più radicata nella cultura popolare.

A quel punto, fu tutto chiaro: era il pensiero conservatore il vero problema per i metallari, rendendo la questione non più politica, ma sociale. La diffusione del metal non era vietata dalla legge, ma dalla società che, anche grazie ad una stampa aggressiva, considerava fan e musicisti come drogati, assassini, adoratori del diavolo e incitatori dell’omosessualità.

Gli Abaddon RD

A risentire di questo problema, furono per primi gli Abaddon RD. La band, nata nel 1987, si era già fatta notare alle Olimpiadi del Rock, evento locale dedicato agli artisti emergenti, ma questo peggiorò la situazione: con la nomea che si era creata, era difficile essere accettati nei locali per suonare dal vivo, e ciò li costrinse a scegliere una casa abbandonata (che chiamarono “casa del metal“) come luogo di ritrovo e di concerti.

Fu questo il primo, iconico punto di partenza della scena estrema dominicana, che però, era ancora ostacolata dai pregiudizi. Il boicottaggio era sempre più duro, tanto che il metal sembrava destinato a scomparire. Ma, nonostante tutto, i metallari non si persero d’animo e, spinti da un sentimento di rivalsa, iniziarono a sfidare l’opinione pubblica in maniera decisa.

Il logo di Avanzada Metallica

Di fatti, a metà anni ’90, nacque Avanzada Metallica, la prima stazione radio dominicana ad essere dedicata esclusivamente al metal. L’iniziativa è partita da un gruppo di ragazzi che, da veri sostenitori, capirono come combattere gli stereotipi di massa: grazie alla messa in onda di trasmissioni, album e brani 24/7, raggiunsero gli angoli più remoti del Paese per diffondere il verbo, riuscendoci passo dopo passo.

E non solo: grazie ad internet, la frequenza arrivò anche nel resto dell’America Latina e le band degli altri Paesi, che contattarono la radio per farsi conoscere, inviarono i loro brani per essere messi in onda, così da avere un repertorio anche in spagnolo.

La presenza di Avanzada Metallica cambiò definitivamente lo scenario del metal dominicano, perché permise al genere di essere apprezzato anche dalle generazioni più giovani. Così, dalla sfiorata sparizione, si arrivò alla nascita di una scena dinamica e attiva ancora oggi.

Partendo dalle band più longeve quali i Necro (death/thrash) nati nel 1995 e i Diesel RD (crossover/thrash) attivi dal 1996, anche gli altri sottogeneri hanno conosciuto vari artisti, soprattutto in tempi recenti. La maggior parte di loro proviene da Santo Domingo, tra cui gli AntiHippie (groove metal), i Mithril (power metal), gli Hereje (doom/stoner) con la singer Perla Dominguez, e i Múcaro (sludge). Non mancano, ovviamente, neanche acts più estremi come Fosk (black metal), Archaios (melodic death) e Infected Omnipotence (brutal death).

Così la Repubblica Dominicana ha visto formarsi la sua scena estrema, diventando una delle più importanti dei Caraibi assieme a quelle di Cuba e di Porto Rico.

Una replica a “Hellish islands: il metal estremo dei Caraibi (prima parte)”

  1. Avatar avvcacciatore
    avvcacciatore

    Bellissimo e interessante!

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