• Band: UNVIÂR
  • Durata: 44:56
  • Data di uscita: 28 novembre 2025
  • Etichetta: Aeternitas Tenebrarum Musicae

Il black metal è quel genere che sa esprimere qualsiasi cosa: occultismo, naturalismo, antiche tradizioni e folklore. Aspetti, questi ultimi, che in territorio italiano si trovano in ogni dove, anche nel patrimonio linguistico.

Ogni regione ha un proprio dialetto che ne rispecchia le origini, le leggende, i miti e la storia, ed è per questo che tra i musicisti black metal italiani è diventata ormai consuetudine usarlo nei propri testi. Da nord a sud, sono nate band conosciute principalmente grazie ai loro testi in dialetto, come gli Imago Mortis, gli Inchiuvatu e gli Scuorn, tutti in regioni diverse. E tra di esse ci sono anche gli Unviâr.

La band friulana formata da Luca Franzin (basso), Giulia Zuliani (batteria), Manuel Scapinello (chitarra) e Daniele Tollon (voce, chitarra) arriva al debutto su full-length con Disglaç dopo aver dato alla luce, due anni fa, l’EP Faliscjis in cui già si intravedeva un sound a metà tra il black classico scandinavo e quello atmosferico americano, reso unico dal tratto distintivo per eccellenza: i testi in friulano. Un mix di elementi che, nell’album, viaggiano benissimo ed in maniera coesa.

La prima traccia Nevere, lunga, maestosa e con il violoncello in apertura, introduce l’inverno simbolico del disco tra lente ascese e furia improvvisa. Corints è più diretta e aggressiva, con un’enfasi più accentuata sulle vocals, mentre la title-track, cuore concettuale del disco, è più articolata e dinamica, alternando sezioni acustiche, momenti epici e passaggi più bruschi. Ritîr assume un tono più tradizionale nell’approccio black, ma con un’impronta più introspettiva. Infine, Sul Ôr, di nuovo con il violoncello, chiude in modo contemplativo con una prima sezione lenta e sospesa, una parte centrale più intensa e un finale discendente.

Arrivati alla fine dell’ascolto, è impossibile non rimanere colpiti da questo disco. Disglaç non è un semplice album, ma un viaggio simbolico e spirituale. Gli Unviâr non hanno scelto un sound folk, come farebbero pensare i testi a primo impatto, ma uno più atmosferico, avvolgente e profondo che si unisce alle liriche per portare l’ascoltatore alla scoperta delle lande friulane avvolte dal gelo e dalla nebbia, facendolo immergere totalmente nel suo mood. È solo il primo album, ma già conferma gli Unviâr tra le band più interessanti della scena underground nostrana.

Miglior brano: Nevere

Voto: 8

Classificazione: 8 su 10.

TRACKLIST:

  1. Nevere
  2. Corints
  3. Disglaç
  4. Ritîr
  5. Sul Ôr

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