• Band: CORONER
  • Durata: 47:13
  • Data di uscita: 17 ottobre 2025
  • Etichetta: Century Media Records

Un ritorno che in molti aspettavano, ma eccolo, finalmente, dopo ben 32 anni. E la prima, vera domanda da porsi è: quante cose avranno da dire i Coroner dopo tutto questo tempo?

Beh, parecchie, iniziando proprio da questa lunga pausa. Gli svizzeri sono stati fermi a causa di uno scioglimento durato 14 anni, dal 1996 al 2010, durante i quali non sembrava esserci parvenza di un ritorno sulle scene. Eppure, Ron Royce e Thomas Vetterli, i due membri fondatori, presero una decisione totalmente opposta quando si resero conto che sia i fan, sia i grandi festival desideravano vederli di nuovo sui palchi.

Cosa scontata, perché la qualità della band di Zurigo la si conosce dal 1983, da quando stravolse gli schemi del thrash metal per renderlo più tecnico e sperimentale grazie ad album quali R.I.P. (1987), Punishment for Decadence (1988) e No More Color (1989), all’epoca eccezionali per quanto fossero innovativi e straordinariamente articolati nella loro struttura.

Tuttavia, dopo la reunion, l’entusiasmo non era ancora arrivato al massimo, perché tutti aspettavano un altro step fondamentale: un nuovo disco, ma inizialmente, non c’era molto ottimismo a riguardo. Poi, tutto cambiò con l’arrivo di Diego Rapachietti, il batterista che aveva il compito di sostituire Markus Edelmann, metronomo di tutti i dischi della band compreso Mental Vortex (1991) e Grin (1993). Non di certo una passeggiata ma, piano piano, ci riuscì egregiamente, portando la band al traguardo del sesto album Dissonance Theory.

L’apertura con Oxymoron introduce un’atmosfera tesa fatta di droni e accordi dissonanti, preludio al riff sincopato e complesso di Consequence, costruito su tempi dispari e sul basso fretless di Royce che pulsa in controtempo. Sacrificial Lamb rallenta i ritmi, alternando groove pesanti e pause dinamiche che esaltano la precisione chirurgica della batteria di Rapacchietti, mentre Crisium Bound mescola riff meccanici e inserti elettronici, richiamando l’approccio sperimentale di Grin. Con Symmetry, la band raggiunge un equilibrio perfetto fra ordine e potenza: la struttura è ciclica e gli strumenti si bilanciano alla perfezione tra impatto e melodia, con l’assolo centrale che mostra una fluidità melodica nuova per Vetterli, quasi fusion. Transparent Eye e Trinity esplorano territori più progressivi, con poliritmie e fraseggi modali, mentre Renewal riporta l’aggressività tipica del periodo No More Color. Infine, la chiusura è affidata a Prolonging, arricchita dalle note di organo Hammond, aggiunge profondità e chiude con tono solenne.

Un album come Dissonance Theory ci voleva eccome. I Coroner hanno dato alla luce un lavoro che sa sicuramente di old school, ma che allo stesso tempo si rivela fresco, originale e ingegnoso. E tutto ciò non è dovuto solo all’esperienza ultra quarantennale, ma anche all’infinito talento dei componenti, Vetterli in primis, che hanno da sempre contraddistinto il profilo della band, ormai universalmente riconosciuta come una delle più geniali di sempre. L’attesa è stata lunga, ma ne è valsa la pena, perché siamo al cospetto di uno dei candidati al titolo di disco dell’anno.

Miglior brano: Renewal

Voto: 9

Classificazione: 9 su 10.

TRACKLIST:

  1. Oxymoron
  2. Consequence
  3. Sacrificial Lamb
  4. Crisium Bound
  5. Symmetry
  6. The Law
  7. Transparent Eye
  8. Trinity
  9. Renewal
  10. Prolonging

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