
- Band: AT THE GATES
- Durata: 34:13
- Data di uscita: 14 novembre 1995
- Etichetta: Earache Records
Nei primi anni ’90, il death metal stava prendendo forma in Svezia e nelle sue due città più importanti: Stoccolma e Göteborg. Nella capitale dominava il sound classico dei Dismember e dei Grave; nell’altro grande centro, invece, stava nascendo uno stile che si distingueva soprattutto nella melodia, pur rimanendo energico.
All’epoca, era una novità assoluta, tanto che non solo venne denominato “Gothenburg Sound” per identificarlo maggiormente, ma riuscì in poco tempo ad espandersi in tutto il mondo grazie a quelle famose big three che lo coniarono: Dark Tranquillity, In Flames e At the Gates.
Furono proprio questi ultimi, cronologicamente, a dare il via alla corrente. The Red in the Sky Is Ours e With Fear I Kiss the Burning Darkness uscirono nel 1992 e nel 1993 (quando debuttarono i Dark Tranquillity con Skydancer) mentre gli In Flames dovettero aspettare un altro anno per pubblicare il primo Lunar Strain.
Con tutti questi lavori, la scena di Göteborg si era ormai formata, ma mancava ancora un ultimo passo: renderla grande. Un’impresa che sarebbe stata raggiunta da tutte le band con i loro album fondamentali: The Jester Race, uscito nel 1996, The Gallery, dato alla luce il 27 novembre 1995, e l’opera uscita esattamente 13 giorni prima.
Slaughter of the Soul è l’album che ha definito il concetto di melodic death metal al 100% dopo che la band dei gemelli Anders e Jonas Björler (prima chitarra e basso) ne sperimentò i primi stilemi già con il precedente Terminal Spirit Disease, con un sound più snello fatto da assoli più puliti e attimi più atmosferici, ripresentandoli in questo capitolo con maggiore efficacia, nitidezza e accessibilità, senza però tralasciare la veemenza tipica del suono estremo da cui prende le fondamenta.
Blinded by Fear parte in piacchiata con una batteria furiosa e riff taglienti, dando l’apertura perfetta per la title-track: diretta, impetuosa, con un ritornello che resta impresso nella memoria e le chitarre melodiche che lo rendono orecchiabile pur restando feroce. Con Cold il clima si fa più cupo e malinconico, grazie a melodie intense e al celebre assolo di Andy LaRocque, che aggiunge eleganza e profondità. Under a Serpent Sun è un altro episodio energico, in cui le chitarre fraseggiano con due assoli frenetici e precisissimi, per poi chiudere con degli arpeggi dal sapore più atmosferico. La breve Into the Dead Sky introduce una pausa atmosferica, acustica e quasi contemplativa, ma che prepara all’impatto di Suicide Nation, un pezzo rapido e diretto con un’anima quasi hardcore soprattutto nei testi. World of Lies rallenta leggermente il passo e scava in un’atmosfera più pesante e disperata, prima che Unto Others riporti varietà e groove con riff incisivi e melodie affilate. Con Nausea la band va dritta al punto, in meno di tre minuti di furia, seguita da Need che mantiene la tensione alta fino alla fine, con un ritmo serrato, per poi chiudere l’album con The Flames of the End, un’inaspettata traccia strumentale dai toni industrial e apocalittici, che lascia un senso di vuoto e conclusione definitiva.
Quando si arriva alla fine dell’ascolto, la conclusione vien da sé: Slaughter of the Soul è il pilastro del melodic death metal. Gli At the Gates hanno toccato l’apice delle loro capacità dando vita ad un masterpiece assoluto.
I 34 minuti di durata, contenuti ma intensissimi, mostrano come ogni componente fosse in stato di grazia. La produzione ha fatto sicuramente il suo, con un bilanciamento dei suoni perfetto, ma nulla è stato più incisivo delle loro performance. I già citati gemelli Björler non hanno sbagliato una nota ai loro strumenti, specialmente Anders con il secondo chitarrista Martin Larsson, all’epoca nuovo membro della formazione, ma integratosi alla grande con i riffing fluidi e frenetici.
Che dire, poi, degli altri due? Adrian Erlandsson riesce ad essere sempre incisivo, sia quando c’è da pestare forte, sia quando c’è da rallentare, mentre Tomas Lindberg è lì a riversare tutti i testi oscuri ed esistenzialisti con uno screaming che, unico nel suo genere, è tanto tagliente quanto profondo.
La serie di circostanze in cui quest’album è stato realizzato, gli hanno consentito di diventare simbolico, anche perché uscito prima del loro scioglimento (tornando attivi 10 anni dopo e non agli stessi livelli) ma ciò che rimane impresso nella memoria è come, in ogni suo passaggio, ci siano tutti gli elementi stilistici diventati la fonte per migliaia di band postere.
La morte di Lindberg è stata un duro colpo, ma ciò che ha fatto per tutti coloro che amano il melodic death metal, è rimasto scolpito in questo capolavoro.
Miglior brano: Slaughter of the Soul
Voto: 9,5
TRACKLIST:
- Blinded by Fear
- Slaughter of the Soul
- Cold
- Under a Serpent Sun
- Into the Dead Sky
- Suicide Nation
- World of Lies
- Unto Others
- Nausea
- Need
- The Flames of the End
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