
Introduzione
L’Australia è uno dei Paesi più particolari al mondo, un continente vastissimo e remoto, dove l’arido entroterra si estende per migliaia di chilometri e le coste ospitano città cosmopolite, immerse in un equilibrio precario tra natura selvaggia e modernità.
Conosciuta per i suoi paesaggi spettacolari, la fauna unica e la vivacità delle sue metropoli, l’Australia è anche un Paese dalla storia complessa, segnata da un’eredità coloniale ancora viva, da un’identità nazionale in costante evoluzione e da tradizioni peculiari.
La cultura australiana, plasmata dal mix unico di tanti fattori come lo spirito indipendente, l’isolamento geografico e una certa durezza insita nello stile di vita, ha alimentato la nascita di sottoculture giovanili che, nonostante sembrassero troppo remote, si sono diffuse in tutto il territorio nazionale. E una di queste, è stata proprio l’heavy metal.
Le caratteristiche chiave del fenomeno emersero a inizio anni ’70, quando quelle sonorità più intense e stridenti arrivarono nel continente grazie ad una serie di artisti che gettarono le basi per la diffusione e lo sviluppo del genere musicale.

Le innovazioni del chitarrista Lobby Loyde furono le principali fonti ispiratrici per ciò che sarebbe nato in seguito: il suo stile, influenzato dal blues psichedelico e dal proto-punk, diede vita ad un sound fortemente distorto, che mise in mostra con la sua band (i Coloured Balls) e che perfezionò assieme a Billy Thorpe & The Aztecs, altro progetto che seguì le sue stesse orme.
Questi fondamenti furono consolidati da altre band quali i Buffalo, prog-rockers di fama nazionale, i Cold Chisel, dall’hard rock blueseggiante, e gli influenti AC/DC, che riuscirono a lanciare il sound made in Australia in un contesto globale, dando vita al fenomeno noto come pub rock, da cui nacque in seguito la scena underground del Paese.

Parallelamente, nel corso degli anni ’80, l’influenza della New Wave of British Heavy Metal e delle sue band cominciava a farsi sentire anche a sud dell’Equatore. Le prime formazioni locali iniziarono a emergere passo dopo passo, diffondendo questo nuovo genere musicale ad un pubblico che, ormai, si stava ampliando sempre di più.
Da questa serie di avvenimenti, l’Australia vide la nascita di nuovi locali per la musica dal vivo, nuovi negozi di dischi e un’ondata sempre più consistente di appassionati che diedero vita alla scena metal, radicata in contesti musicali localizzati, ma soggetti alla circolazione di flussi internazionali di idee e influenze.
Con il tempo, dunque, le principali città del Paese hanno visto nascere diversi movimenti, ciascuno con le proprie sonorità, personalità e protagonisti, unendosi in un unico contesto nazionale per formare, ad oggi, uno dei panorami più prolifici, talentuosi e variegati a livello globale.
Melbourne, il fulcro della scena

Melbourne non è la maggiore città, né la capitale politica dell’Australia, ma per ciò che riguarda ogni forma di movimento artistico-culturale, è sempre stata la più importante.
La metropoli, situata nello stato del Victoria, conta ad oggi più di 5 milioni di abitanti e risulta essere tra le più vivibili al mondo per l’elevata qualità della vita. Un record che non scaturisce solo dalla sanità eccellente, dal multiculturalismo e dalla stabilità economica, ma anche dalla sua scena musicale, da sempre vivace e in continua evoluzione, includendo anche il metal, genere che proprio qui ha iniziato ad espandersi e a crescere in maniera esponenziale.
Già dall’inizio degli anni ’70, Melbourne ha ricevuto una forte ondata di musicisti che, grazie al fenomeno del pub rock, iniziarono ad esibirsi nei più famosi locali della città, mettendo in pratica tutti gli stilemi ereditati di Lobby Loyde e delle altre band pionieristiche.
Uno di loro fu Gary “Angry” Anderson che, nel 1973, fondò i Buster Brown, primo gruppo hard rock della metropoli che si spinse verso sonorità più tendenti all’heavy metal. Tuttavia, il progetto durò solo due anni (le motivazioni saranno spiegate nel prossimo capitolo) lasciando il testimone ad altri suoi colleghi concittadini.

A inizio anni ’80, quando l’influenza della NWOBHM arrivò anche in Australia, le band di punta della scena finirono per essere influenzate dal sound di maestri come Judas Priest, Motörhead e Iron Maiden, diffondendo il verbo anche nella metropoli del sud.
Tutto ciò, però, non sarebbe stato possibile senza l’intervento di Greta Tate, fondatrice del primo, vero punto di riferimento per i metallari della città: il Metal for Melbourne.
Aperto nel 1981, fu il primo negozio di musica ad essere dedicato al metal, promuovendo dischi, vinili, magliette e tutto il merchandising a tema. In seguito, l’attività si espanse sempre di più diventando un’etichetta discografica, in modo da riunire non solo tutti gli appassionati, ma anche i musicisti emergenti che desideravano farsi conoscere.

Non a caso, molte delle band emergenti della città passarono proprio da qui per essere sponsorizzate. Tra queste ci sono i Taipan, combo heavy metal nato nel 1980, e i Black Jack, fondati da John e Rick Giles, che pubblicarono due demo e un EP, Five Pieces of Eight (1985) in pieno stile Killers, contribuendo all’espansione del movimento.
Altri esponenti importanti furono i Bengal Tigers. Nata nel 1979, la band capitanata da Gordon Herald riuscì a mescolare all’attitudine festaiola del rock pub, quegli stilemi provenienti dal Regno Unito fatti di assoli stridenti, ritmi più calzanti e vocals più acute e ruggenti, come dimostra il loro primo EP Metal Fetish (1982), perla rara del suono old school che ricorda molto Killing Machine.
Agli inizi degli anni ’80, Melbourne diventò un catalizzatore per il movimento del metal australiano, inglobando tutte le evoluzioni che si stavano formando anche negli altri Paesi per formare una scena sempre più variegata e in fermento.
Il genere che arrivò in città più velocemente fu il thrash metal con acts come i Nothing Sacred. Il loro primo album Let Us Prey (1988) presenta un mix affilato di thrash/speed con venature melodiche, ponendosi, nonostante la produzione basilare, come punto di riferimento per la scena thrash australiana.
Allo stesso modo, furono i Taramis a ritagliarsi un posto di rilievo. Attivi dal 1983 con il nome Prowler, la band cambiò moniker verso la fine del decennio dando alla luce il primo album Queen of Thieves (1987) che diventò, con un mix di thrash, power e heavy, un modello di ispirazione per i posteri.
Nei primi anni ’90, la scena iniziò a trasformarsi, incorporando sonorità ancor più estreme. Gli Hobbs’ Angel of Death furono tra i primi a rendere il thrash ancor più aggressivo, venendo influenzati dagli Slayer (comprensibile anche dal nome) e dai Sodom, mentre gli Abramelin diedero inizio alla prima ondata di death metal nel cuore della città, accompagnati dai Blood Duster, più tendenti al grindcore, e dai Deströyer 666, che diventeranno noti a livello globale grazie al loro mix devastante tra black e thrash.
Furono, però, gli anni 2000 a consacrare definitivamente Melbourne, con band che porteranno il suo nome lontano fino all’Europa e al Nord America. Tra le più talentuose ci sono i Ne Obliviscaris, che propongono un mix eccellente di death metal e progressive con ampio uso di violini, e i Be’lakor, che invece virano sul death metal melodico di pregevole fattura.
Anche nel black metal si possono trovare gruppi talentuosi ed interessanti, ognuno con sfumature diverse. I Denouncement Pyre, ad esempio, mescolano black e death in un sound oscuro e apocalittico, mentre i Bestial Warlust sono una delle band di culto del war metal non solo australiano, ma di tutto il panorama mondiale.
I Suldusk, invece, si muovono più sull’atmospheric, esattamente come Moon, progetto solista, mentre gli Adamus Exul, oggi sciolti, avevano un sound più melodico di stampo Watain e Dissection.
La scena estrema di Melbourne, dunque, ha vissuto due fasi: partendo dal classico sound heavy, comune a tutte le altre città australiane, ha sviluppato una base più solida nel thrash che, da sottogenere predominante, ha trovato la sua dimensione anche nei mix con black e death.
Tuttavia, la seconda vera fase è partita dalle band che hanno provato un mix più sperimentale nei generi più estremi, come appunto i Ne Obliviscaris, e che hanno saputo interpretare al meglio tutti gli altri sottogeneri.
Ecco perché Melbourne è la capitale del metal australiano: non solo è una città storicamente importante per questo genere, ma è molto attiva anche in epoca recente con una forte presenza di band e appassionati, una marcata cultura DIY e tantissimi spazi per concerti.
Sydney: dall’old school al deathcore

La scena metal di Sydney ha avuto un percorso leggermente diverso rispetto a quella di Melbourne, piazzandosi comunque al suo stesso livello di importanza.
Essendo la città più grande e famosa del Paese, Sydney ha sempre avuto gli occhi puntati su di sé, ed è chiaro che anche gli artisti del suo panorma musicale sono balzati subito agli occhi dell’opinione pubblica.
Un esempio concreto? Gli AC/DC. Nessuno, più di loro, ha avuto un successo così grande tra le band contemporanee, arrivando a raggiungere una fama planetaria con l’album Back in Black nel 1980, il primo con Brian Johnson dopo la perdita di Bon Scott.

Tuttavia, gli AC/DC rappresentavano solo la punta dell’iceberg di una scena che, sin da prima del loro successo, aveva posto basi solide in tutta la città.
Furono i Buffalo, nati nel 1971, a dare inizio al movimento pub rock, creando una svolta epocale grazie al loro stile di influenza Black Sabbath, ma furono anche i Rose Tattoo ad essere fondamentali.
Formati da ex membri proprio dei Buffalo, accolsero nella formazione Angry Anderson, che si era appena trasferito da Melbourne a Sydney, con cui si sono distinti tramite uno stile molto influente nella scena locale, plasmando un sound tendente al metal grazie al primo omonimo album, uscito nel 1978.

Negli anni ’80, anche a Sydney la scena iniziò ad evolversi verso sponde più estreme, e una delle prime band a spingersi verso quel tipo di sonorità furono i Mortal Sin. Anche loro conquistarono rapidamente una grande fan base grazie al loro album di debutto Mayhemic Destruction (1987) influenzato dagli stilemi della Bay Area, che arrivò a farsi conoscere nel resto del mondo.
Altri esponenti importanti furono gli Slaughter Lord, i quali, sebbene ebbero vita breve, ispirarono profondamente la scena thrash e death anche al di fuori dell’Australia. Basti pensare che gli At The Gates, dalla Svezia, registrarono la cover di Legion, estratta dall’unico demo Taste of Blood (1987) per inserirla come bonus track nella ristampa del capolavoro Slaughter of the Soul.
Negli anni ’90, esplose definitivamente l’underground estremo. Furono i Sadistik Exekution tra i primi ad arricchirlo, con il loro war metal violento e caotico. Dischi come The Magus e We Are Death… Fukk You! (1994) arrivarono ad un pubblico molto ampio, dando alla scena uno status autoritario ormai consolidato non solo in tutta l’Australia, ma anche all’estero.
Non mancarono neanche acts dal sound black metal in stile norvegese come i Lord Kaos, nati nel 1994, che diedero alla luce Thorns of Impurity (1997) come lavoro seminale per il panorama black del Paese.
Intanto, anche a Sydney stavano nascendo nuove etichette indipendenti per promuovere le band locali, e una di queste fu la Warhead Records, fondata nel 1992, che cercò di ricoprire lo stesso ruolo di Metal for Melbourne.

Anche se quest’ultimo fosse ormai di rilevanza nazionale, oltre che un organo multifunzionale a tutti gli effetti, la Warhead arrivò quasi al suo stesso livello, cercando di promuovere quante più band possibili.
Fondata dagli immigrati inglesi Brad Sims e Julie Martin, l’etichetta pubblicò album di debutto di numerose band, tra cui i Cryogenic, i Dungeon e gli stessi Lord Kaos, tutte di generi diversi essendo rispettivamente death, power e black metal.
La Warhead continuò a supportare le band anche negli anni 2000, in cui Sydney vide un netto cambiamento di rotta. Con l’ascesa del metalcore e del deathcore, la metropoli diventò l’epicentro di molte band dedite a questi generi, vedendone nascere una dopo l’altra.
La più famosa, ovviamente, sono i Thy Art Is Murder, che hanno guadagnato la notorietà internazionale grazie ad album come Hate e Godlike, pregni di testi provocatori e un sound brutale.
Altre band di notevole importanza sono i Zeolite, i Northlane, i Justice for the Damned e i To The Grave, diventati un punto di riferimento per il movimento deathcore australiano, consistente grazie ad esse, e internazionale.
La scena di Sydney, ad oggi, è una delle più vibranti dell’Australia, evolvendosi verso un sound più aggressivo. Nonostante mantenga un nucleo old-school forte, il focus si è spostato sui sottogeneri più estremi e moderni, con una tendenza che si è allargata in tutto il Paese.


Lascia un commento