La musica unisce. O almeno, è questo ciò che dovrebbe fare, ma ci sono sempre delle eccezioni, dalle quali non è esente neanche il mondo del metal. Idee o opinioni diverse, come normale che sia, finiscono spesso nelle incomprensioni, che a loro volta si possono trasformare in litigi o addirittura in forti contrasti. E quando accadono, non ce n’è per nessuno.

Altro che faide sportive e risse tra tifosi, quando sono le band a dichiararsi guerra non c’è verso di fermarle. Bastano una provocazione, un piccolo diverbio o questioni legate al copyright a far scatenare una rivalità che può andare avanti per anni, durante i quali può succedere di tutto, passando dai tribunali o anche dagli ospedali.

Metallica – Megadeth

Una rivalità che non vuole saperne di cessare. Tra Metallica e Megadeth non scorre buon sangue da sempre, e la storia è ormai nota. Nell’aprile 1983, Dave Mustaine venne allontanato dai Metallica dopo aver avuto forti litigi con James Hetfield e Lars Ulrich. Si sa, il suo carattere non è mai stato dei più docili, ma di mezzo c’era anche la dipendenza da alcol e droghe che incrinò i rapporti già tesi. La goccia che fece traboccare il vaso, però, arrivò tre mesi dopo, quando uscì Kill ‘Em All, nel quale Mustaine scrisse le note di 4 brani (The Four Horsemen, Jump in the Fire, Phantom Lord e Metal Militia) che vennero inseriti nella tracklist senza il suo consenso e con i crediti (senza merito) di Ulrich. Con la nascita dei Megadeth, la questione fu tutt’altro che chiusa: in Killing is My Business, Dave ha inserito il brano Mechanix per dimostrare che le note di The Four Horsemen fossero farina del suo sacco e non una scopiazzatura. Senza contare che, ad ogni concerto, non perse occasione di lanciare frecciatine di ogni tipo ai suoi ex compagni. Fu da qui che, tra botta e risposta a mezzo stampa, aule di tribunale e schiere di fan opposte, iniziò questa ostilità, tra alti e bassi, ancora molto sentita.

Judas Priest – Iron Maiden

Sarà anche un lontano ricordo, ma la rivalità tra Judas Priest e Iron Maiden è stata comunque intensa. Per riviverla, bisogna tornare ai primi anni ’80, quando la band di Rob Halford era già affermata, mentre Steve Harris e compagni dovevano ancora emergere. Con British Steel appena uscito, i Judas Priest iniziarono un tour di promozione dell’album in tutto il Regno Unito con gli Iron Maiden di spalla. I londinesi, però, non furono contenti di queste condizioni e, da qui in poi, i rapporti si compromisero. In particolare, fu K.K. Downing a risentire delle ostilità, raccontando, in un’intervista rilasciata a Blabbermouth, il difficile rapporto con Paul Di ‘Anno e i vari alterchi nati da continui battibecchi. Le acque non si calmarono neanche durante i tour americani del 1981 e 1982, quando negli Iron Maiden subentrò da poco Bruce Dickinson: era cambiato il frontman, ma non l’atteggiamento della band, che causò nuovamente attriti e altri numerosi contrasti. Solo dopo qualche anno i due giganti riuscirono a riappacificarsi, ma non senza aver avuto difficoltà.

Venom – Venom Inc.

Tra Venom e Venom Inc. è impensabile che ci siano buoni rapporti. Da una parte abbiamo il trio di Cronos, quello del repertorio originale, mentre dall’altra ci sono tre ex componenti storici: Demolition Man, Mantas e Abaddon, con lo stesso marchio, ma dalla discografia inedita. Fu proprio Abaddon (nella band fino al 2018) a scegliere il nome “Venom” avendolo ideato, come da lui dichiarato, assieme a Cronos. Certo, con l’aggiunta della scritta “Inc.”, le due band si possono distinguere, ma inizialmente non fu così. I membri sono quelli dell’era Prime Evil (1989-1992) ed era facile confonderli con gli altri, peraltro ancora in attività. La reazione di Cronos, ovviamente, non fu amichevole, ma ciò lo spinse a proseguire il duello a distanza con i suoi ex compagni, ancora acceso e in sospeso.

Batushka – Patriarkh

Una storia che sarà ricordata a lungo è quella tra i Batushka e i Patriarkh. La band polacca è nata nel 2015 grazie a Krzysztof Drabikowski, che scelse fin da subito il concept e il suo nome. Registra quasi tutto da solo il primo album Litourgyia, reclutando come secondo membro Bartłomiej Krysiuk. Il disco ottiene subito popolarità e i Batushka firmano con la Metal Blade Records. Krysiuk vuole sfondare a tutti i costi, mette pressione a Drabikowski per la realizzazione del nuovo album, ma quest’ultimo si sente poco ispirato. Così, nel 2018, agisce di testa sua: abbandona di punto in bianco il progetto e registra un altro album (Hospodi) con altri musicisti e con il marchio dei Batushka, pubblicandolo con la Metal Blade e appropriandosi di tutti i diritti legali. Drabikowski, in risposta, pubblica l’album Panihida a maggio 2019, acclamato dalla critica al contrario di Hospodi. La disputa, dunque, è stata portata in tribunale da Drabikowski che, dopo quasi 7 anni, ha vinto la battaglia legale, con la band di Krysiuk che, adesso, si chiama Patriarkh.

Sepultura – Soulfly

Possono esistere i Sepultura senza i fratelli Cavalera? Alcuni direbbero di no, ma sono due componenti storici, Paulo Junior e Andreas Kisser, a tenerli in vita assieme a Derrick Green e Eloy Casagrande (ora negli Slipknot). Tuttavia, sono Max ed Igor i veri mastermind del gruppo, che abbandonarono nel 1996. Il motivo non fu solo la morte del figliastro di Max, ma anche le divergenze che gli altri membri ebbero con la moglie, all’epoca manager della band, decidendo di fondare i Soulfly. Da allora, i fratelli Cavalera non hanno mai visto di buon occhio la loro ex band, e le dichiarazioni di Max in un’intervista a RockMusicStar non lasciano intendere altro: “I Sepultura vennero fondati da me e mio fratello Igor e c’era gente completamente differente. Paulo e Derrick non sono membri originali. Per come la vedo io, hanno preso la band in ostaggio e ne stanno solo utilizzando il nome per farsi promozione, ma stanno affossando quel nome. Diventano sempre meno popolari e non sento nulla di buono circa i loro album”.

Slayer – Machine Head

I Machine Head, tra le band più in voga degli anni ’90, hanno attirato varie critiche per via del loro cambio di stile, sia dai fan che dai colleghi, tra cui gli Slayer. Famoso fu lo scontro tra Robb Flynn e Kerry King, il quale ammirò molto il loro primo disco, Burn My Eyes, ma non approvò il loro approccio al nu metal. Dopo l’uscita di Supercharger, infatti, King definì i Machine Head dei “venduti”, etichettandoli come una band non metal. Flynn, da parte sua, rispose pronto alle dichiarazioni, chiamandolo “idiota” e “ladrone” durante un’intervista: “Non pensate male, io sono un grande fan degli Slayer, ma non un fan di Kerry“.

Death – Dark Angel

I Death, una delle band più rispettate della storia, hanno avuto delle rivalità? Sì, con i Dark Angel. Durante un tour americano del 1989, in cui si spartirono il ruolo di headliner, le tensioni tra le band iniziarono a causa della vendita del merchandise: i Death incassarono un grande guadagno per i loro prezzi bassi, a discapito, però, dei Dark Angel. Eric Meyer e soci ritirarono la loro merce per l’intera durata del tour in segno di protesta, ma non servì a calmare le ostilità. Nel prosieguo del tour, i californiani, necessitando di un soundcheck più complesso, fecero slittare addirittura di ore l’inizio dei concerti. Di contro, i Death non sopportarono più la situazione, decidendo di lasciare la tournée. I Dark Angel proseguirono ugualmente il tour, lamentandosi sul palco dei loro ex colleghi, ma la breve rivalità terminò presto, soprattutto quando Gene Hoglan passò proprio nei Death per la realizzazione di Individual Thought Patterns.

Deicide – Inner Circle

Questo caso andrebbe inquadrato più precisamente nella rivalità tra death e black metal dei primi anni ’90. All’epoca, Euronymous e l’intero movimento dell’Inner Circle criticavano e disprezzavano il death metal perché lo ritenevano non solo “commerciale”, ma anche “finto” nella sua attitudine nei confronti del satanismo. E ad andarne di mezzo furono i Deicide che, durante un tour in Norvegia, furono il bersaglio di un attentato: una bomba esplose quando sul palco c’erano i Gorefest (band di spalla della tournée) provocando, fortunatamente, solo qualche ferito. L’artefice non venne mai scoperto, ma le ipotesi più plausibili ricadono proprio sui seguaci dell’Inner Circle.

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