In molti Paesi del mondo, sono nate band che rendono omaggio alle popolazioni

Il Brasile è il Paese più metallaro del Sudamerica. In quest’ambito, la sua tradizione è legata non solo ai gruppi storici che hanno avuto un successo planetario, ma anche a quelli più underground che continuano ad arricchire la scena costantemente. In qualsiasi sottogenere, le band brasiliane hanno approfondito molti argomenti, tra cui il tributo verso le popolazioni native.

Non è una tendenza esclusivamente brasiliana, dato che si è diffusa anche in altre nazioni con le rispettive culture, ma nella terra del Rio delle Amazzoni, il discorso è ben più ampio: etnie come i Guaraní, gli Awá e i Kawahiva formano consistenti colonie indigene sparse in tutto il territorio brasiliano, conservando le loro usanze e tradizioni che, nonostante siano riconosciute dalla legge, sono state ostacolate da episodi di razzismo e persecuzione sociale nel corso degli anni.

Per questo sono nate band schierate dalla parte degli indigeni, in particolare tramite il black, con album, concept e testi totalmente in loro sostegno.

Sepultura

I Sepultura sono la band più famosa del Brasile, e questo lo sappiamo benissimo, ma ricordiamoci bene in che modo sono diventati noti. Con Morbid Visions? Schizophrenia? Arise? Ovvio. Ma anche Roots, l’ultimo album prima dell’abbandono dei fratelli Cavalera, ha lasciato il segno, soprattutto per i suoi argomenti. Già il titolo (tradotto in “radici”) lo conferma, ma sono il sound e le liriche ad esprimere, ancor più esplicitamente, il tributo alle popolazioni indigene. Il brano Itsári, ad esempio, venne registrato con l’aiuto dei Xavante, mentre altri (Ratamahatta, Dictatorshit e Endangered Species) sono stati realizzati in collaborazione con Carlinhos Brown, popolare musicista brasiliano, per dare un’impronta più folk. Non sarà il concept dominante della loro discografia, ma con Roots hanno comunque appoggiato la causa in tutto e per tutto.

Arandu Arakuaa

Gli Arandu Arakuaa sono la band che, più delle altre, può essere definita “Indigenous metal”. I musicisti della capitale Brasilia, suonano un folk metal interamente dedicato al vecchio popolo dei Tupi, correlato all’etnia Guaraní, con testi scritti interamente nella loro lingua ispirati a antiche leggende e rituali, cercando di diffondere e valorizzare le manifestazioni culturali degli indigeni brasiliani che sono state sottovalutate per secoli. Ad oggi, la band ha all’attivo 3 album e 2 EP, ma è pronta a portare avanti la causa con nuovi capitoli discografici.

Corubo

I Corubo sono una band che, per la cultura indigena brasiliana, è fondamentale. Il trio, attivo dal 1999, proviene dalla città di Ji-Paraná ed ha realizzato 4 album, 3 EP, 3 demo e numerosi split, tutti schierati a favore dei nativi dal punto di vista ideologico, ovviamente, ma anche in forma di protesta. Nei vari testi, metà in portoghese, metà in lingua korubo (etnia indigena da cui prendono il nome) rivendicano costantemente i diritti delle popolazioni native, accompagnate da un black metal dalle forti tinte folk e ambient.

Brutal Morticí­nio

I Brutal Morticí­nio sono nati a Novo Hamburgo nel 2006 e, da allora, non hanno mai smesso di sostenere l’identità e i diritti dei nativi brasiliani. Non sono molti i lavori realizzati finora: si contano solo 2 full-length, un EP e un demo, ma dal contenuto molto esplicito. Il loro nome, traducibile in “massacro brutale” dal portoghese, si riferisce chiaramente alle persecuzioni che gli indigeni hanno subìto durante la loro millenaria esistenza, espresse tramite un black/death metal diretto e di influenza scandinava e canadese (nel lato war metal).

Tierramystica

Con i Tierramystica il sound si ammorbidisce a livello stilistico, ma non ideologico. I power metallers, nati a Porto Alegre nel 2007, hanno realizzato 2 full-length, un demo e un EP, in cui i messaggi a favore delle culture native sono espresse in liriche di stampo spirituale, celebrando tramite fenomeni naturali e rituali millenari, l’orgoglio indigeno delle antiche popolazioni sudamericane.

Waliche

Con gli Waliche si torna di nuovo in sponde più estreme, precisamente nel black metal, ripercorrendo a livello concettuale le orme dei Corubo. Il trio di Palhoça, città del sud del Brasile, è in giro solo da due anni, ma ha già prodotto due album dai titoli Waliche Yüt e Proclamation of War usciti entrambi nel 2023. I testi, metà in inglese, metà in lingua indigena, rappresentano una chiara manifestazione di stima e orgoglio nei confronti dei nativi, soprattutto nel secondo album in cui, nella traccia Reclaiming the Powers of Old, auspicano un futuro dominio delle antiche popolazioni locali.

Kaatayra

Un altro degno esponente dell’ “Indigenous metal” è Kaatarya. Il progetto solista del giovane Caio Lemos, ha realizzato 5 album in 5 anni, in cui i testi in portoghese, esprimono gli stessi temi dei Tierramystica, ma tramite un folk/black metal dai testi più crudi ed espliciti, soprattutto nel primo No Ruidar da Mata Que Mirra (2019), che è anche il suo lavoro più lungo per la durata superiore ai 60 minuti.

Una replica a “Brazilian Native Metal: le band che celebrano gli indigeni sudamericani”

  1. Avatar avvcacciatore
    avvcacciatore

    Belloooooo

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