
Quando si ha una band preferita o molto apprezzata, è uno scherzo riconoscerla, ma può capitare spesso di confonderla con altre dal nome identico. Questo accade soprattutto nell’underground più sconfinato, in cui è facile trovare, grazie all’immaginario dei generi più estremi, acts che, magari, scelgono anche le stesse tematiche. Ma se provassimo a fare questo discorso per le band più famose, accadrebbe la stessa cosa? Assolutamente sì.
Oggi è molto più facile sapere quanti progetti esistono, dove nascono e quanti album producono, ma nei primi anni ’80 e ’90 non c’erano i mezzi per capire se, dall’altra parte del mondo, si formava una nuova realtà con lo stesso nome, a meno che non si diventava dei giganti. Destino che, sfortunatamente, è capitato ad alcuni gruppi surclassati dalla grandezza e dalla fama dei loro omonimi.
Venom

Il nome dei Venom, nell’intera dimensione del metal, è ormai famosissimo, ma in Inghilterra, nel periodo della loro nascita, non era utilizzato solo da Cronos e soci. E quanti ce n’erano: i Rox, band della piena ondata NWOBHM, si chiamavano proprio Venom prima del 1981, anno in cui decisero di cambiare nome per rendersi più distinguibili. Gli altri Venom (quelli in foto, ndr) erano un quartetto proveniente da Guernsey e, prima di denominarsi Vengeance, girarono in tutto il Regno Unito per diffondere il verbo dell’heavy metal con la stessa intensità degli allora nascenti Iron Maiden. Inoltre, anche a Swansea, in Galles, c’erano altri Venom contemporanei, ma che, a differenza degli altri, suonavano oi!.
Slayer

Direttamente da Rochdale, Inghilterra, ecco a voi gli Slayer. Strano, vero? Ma è così: contemporaneamente agli Slayer che tutti noi conosciamo, c’era la loro controparte inglese, altra esponente della NWOBHM. La line-up era composta da Tony Mamwell (voce), Phil Odins (chitarra), Steve Morgan (basso) e Dave Phillips (batteria), un quartetto che, sotto questo moniker, ha rilasciato un demo nel 1982 e un EP l’anno dopo dal titolo I Want Your Life, diventati patrimonio ultra raro della scena metal del periodo. La carriera della band, però, non durò a lungo: nel 1983 cambiò il suo nome in Dragonslayer, ma si sciolse nel 1987 dopo aver prodotto solo un altro demo.
Testament

Chuck Billy, Eric Peterson, Alex Skolnick… no, nessuno di loro. I Testament che si conoscono non erano gli unici ad esistere negli anni ’80, perché ce n’erano già altri a Belfast, Irlanda del Nord. La band era capitanata da John Harbison, attuale leader degli Stormzone e, come tante altre contemporanee, si atteneva al sound classico dell’heavy metal britannico, pur essendo distante da Birmingham ed altri centri nevralgici. Tuttavia, i nostri si sciolsero nel 1987 dopo aver pubblicato solo un demo, anno in cui, per chissà quale allineamento di pianeti, i Testament californiani decisero di chiamarsi così dopo il vecchio nome The Legacy.
Annihilator

Torniamo in Inghilterra, questa volta per parlare degli Annihilator. Ovviamente non sono i noti thrashers canadesi, né hanno avuto il loro stesso destino, ma nella formazione c’erano musicisti molto abili. Basti pensare a Frank Healy che, prima di stabilirsi attualmente nei Memoriam, era tra le fila di Sacrilege, Napalm Death, Benediction e Cerebral Fix, oppure a Tony Dickens, che entrò a far parte degli Extreme Noise Terror. Le premesse per un’ottima carriera erano giuste, ma durarono solo due anni, dal 1985 al 1987, in cui i nostri incisero due demo che, però, si persero: i nastri delle registrazioni furono prestati ad un conoscente che li dimenticò sul sedile di un autobus. Motivo per cui non si trova nessuna testimonianza del loro sound e, probabilmente, si sciolsero.
Exciter

Tiriamo in ballo un’altra band canadese: gli Exciter, ma solo per affermare che anche loro hanno avuto degli omonimi. I musicisti in questione sono olandesi, di Amsterdam, ma erano totalmente diversi dalla controparte oltreoceano per lo stile (heavy classico) e per le tematiche sul sesso e la lussuria, da cui proviene il loro nome e il titolo dell’unico singolo All Night in Red Light. Dopo il 1982, di questi Exciter non si seppe più nulla, al contrario dei metallers di Ottawa che, con Heavy Metal Maniac, iniziarono una lunga e ricca carriera.
Marduk

Dalla Svezia al Messico, il passo è breve. Sì, perché i Marduk, tra le band black metal più importanti di sempre, hanno avuto degli omonimi proprio negli anni della loro nascita. I messicani, provenienti dalla città di León, si formarono nel 1988 e scelsero come genere un thrash duro e caotico, registrando, a cavallo tra il 1990 e il 1994, 3 demo, di cui Vida Derramada fu il più memorabile. La band cambiò poi nome nel 1996 in Votan, mentre in Svezia, i Marduk entrarono ufficialmente nella storia grazie alle famose pietre miliari che realizzarono.
Mayhem

Quando si nominano i Mayhem, ci si riferisce sempre a coloro che hanno inventato il black metal più puro nella sua forma. Ma siamo sicuri che siano esistiti sempre solo loro? Già dal significato della parola (“caos”) non ci sono dubbi: a tanti, anzi troppi, è venuto in mente questo nome per la propria band, e di acts contemporanei ai norvegesi ce ne sono stati una miriade. Ma molti, sia sciogliendosi, sia cambiando nome, non hanno realizzato chissà quanti lavori. Ci sono, però, i Mayhem di Portland (Oregon) ad aver lasciato ai posteri Burned Alive, unico loro full-length del 1987, degno del miglior thrash/speed metal.
Suffocation

Parliamo dei Suffocation e nella foto non ci sono Frank Mullen, Terrance Hobbs e Mike Smith? Si rimane spaesati, ovvio, ma se qualcuno ha riconosciuto un giovanissimo Bastian Herzog, allora sa che in realtà si tratta dei Fleshcrawl. I deathsters tedeschi, quando si formarono, si chiamarono prima Morgoth e poi come i giganti newyorkesi proprio nello stesso anno in cui nacquero. Dopo la pubblicazione di tre demo, però, cambiarono subito nome dato che, con Human Waste e Effigy of the Forgotten, il combo americano impresse il proprio marchio a livello quasi universale. Infatti, in quel periodo c’erano altre band ad avere lo stesso moniker, ma molte si sciolsero subito, al contrario dei Fleshcrawl che sono diventati un pilastro del death metal tedesco.
Morgoth

A proposito di death metal tedesco e dei Morgoth, era facilmente prevedibile che una delle band più autorevoli in Germania, oggi sciolta, avesse degli omonimi contemporanei. Questo perché J.R. Tolkien ha creato un immaginario che, nel metal, è un’enorme fonte di ispirazione e in molti scelgono un nome, un concept o un songwriting che si rifaccia al Signore degli Anelli o altre opere. Partendo dagli stessi Fleshcrawl che, come già detto, adottarono questo nome in partenza, ne possiamo scovare altri: il quartetto olandese di Oss (in foto, ndr) dal sound classico, e il combo polacco di Bydgoszcz, che oggi si chiama Wyrok e suona thrash metal.
Poison

Rimaniamo ancora in Germania, sempre nel filone death, per soffermarci sui Poison. Togliamoci dalla testa i glam metallers americani, perché in comune con i tedeschi hanno solo il nome. Lo si capisce dal primo demo-tape Sons of Evil, caotico, violento e grezzo, che non hanno niente da spartire con un certo tipo di musica. Infatti, in un periodo in cui il death ancora non esisteva nella sua forma definitiva, risulta evidente che abbiano posto le basi per la diffusione del genere in Germania. Peccato, però, che siano durati solo 5 anni. Inoltre, negli Stati Uniti c’erano altri due Poison contemporanei (da Chicago e Sacramento) anche loro di brevissima durata, anche loro estremi.
Massacre

Il nome Massacre è molto in voga nel metal estremo, soprattutto per gli storici deathsters floridiani che furono tra i primi a creare le fondamenta del genere. Eppure, parallelamente, ci furono altri progetti che si chiamavano così, uno dei quali proveniente dalla Finlandia. La band di Pete Väisänen, nata nel 1983, suonava hardcore punk e, come molte formazioni dello stesso genere, si occupava più degli split album, ma un full-length omonimo, dal sound forte e dirompente, sono riusciti ad inciderlo nel 1985.


Lascia un commento