• Band: MALIST
  • Durata: 46:21
  • Data di uscita: 19 gennaio 2024
  • Etichetta: Avantgarde Music

Abbiamo già un album ad aprire questo nuovo anno. Non è l’unico ad essere uscito in questi primi giorni del 2024, ma si può considerare come uno dei migliori: Of Scorched Earth di Malist.

La one-man band del russo Nick Kholodov, in arte Ovfrost, è riuscita a realizzare un ricco palmarès: 5 album in altrettanti anni, uno dietro l’altro, dando prova del suo talento cristallino non solo nelle sue abilità, ma anche nelle composizioni. Perché il black metal è un genere che richiede una grande inventiva nella struttura dei brani, soprattutto se c’è da introdurre tastiere, chitarre acustiche e tutto ciò che possa rendere il sound melodico o atmosferico. Ovfrost, nonostante qualche episodio un po’ sottotono, ha centrato l’obiettivo sin dall’inizio, arrivando al traguardo di quest’ultimo lavoro che, forse, gli permetterà di emergere definitivamente.

Fin ora, l’artista moscovita è rimasto troppo relegato nell’underground, e il suo stile variegato che spazia tra le influenze di Emperor, Dissection, Borknagar e Obtained Enslavement non è stato molto premiato dall’audience, ma quest’ultimo album ha tutte le carte in regola per cambiare le cose. L’opener The Lone and Level Sands è un forte scossone in stile scandinavo, pieno dei classici riff in tremolo della scuola norvegese, condito da uno scream molto nitido che si abbassa di intensità anche nei momenti più lenti, sui quali svettano riff acustici e bassi pungenti. Il mood malinconico pervade per tutto l’album, soprattutto in Ode to the Night, in cui le tastiere diventano la spina dorsale per tutta la sua durata sia come base, sia come accompagnamento. La batteria non picchia duro come nel brano precedente, così come le chitarre, che creano linee melodiche più omogenee e sognanti, da trip mentale, per non farci staccare dalle cuffie. Con The Ship i ritmi aumentano di nuovo, ma non prima dell’intro dal sapore ambient grazie al suono delle onde del mare e dalle chitarre avvolgenti. La seconda parte del disco è affidata ai brani più massicci, in cui Ovfrost, pur dilungandosi più del dovuto, riesce comunque a portare a segno una tripletta memorabile: Wind Of Change, Carry Me, Rotting into Primal e la conclusiva Clad in Black and Gold si dilungano un po’ troppo, ma riescono comunque a lasciare il segno tra momenti avvincenti ed emotivi, senza aggiungere e togliere niente alla sostanza del disco.

Non c’è che dire: Of Scorched Earth è una bella sorpresa. Il sound ha un che di revivalista, non c’è dubbio, ma non è per niente scontato, monotono o riciclato. Anzi: Ovfrost ci ha dato prova di essere non solo un abile polistrumentista, ma anche un ottimo interprete di un genere che, sotto il suo estro, non è mai classico o statico nella sua impostazione.

Miglior brano: Ode to the Night

Voto: 8

Classificazione: 8 su 10.

TRACKLIST:

  1. The Lone and Level Sands
  2. Ode to the Night
  3. The Ship
  4. Wind of Change, Carry Me
  5. Rotting into Primal
  6. Clad in Black and Gold

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