• Band: PANOPTICON
  • Durata: 01:15:26
  • Data di uscita: 29 novembre 2023
  • Etichetta: Bindrune Recordings

Possibile che, ancora una volta, stiamo parlando di black metal americano? Beh, non è colpa nostra se l’evoluzione che questo genere ha avuto oltreoceano è stata sbalorditiva. Ormai tutto il metallo nero che proviene dagli Stati Uniti lo si riconosce alla grande, specie se ci sono band che fanno di tutto per arricchire il sound (di per sé inedito) con elementi ancor più speciali. Proprio come Panopticon.

Il progetto ruota attorno a Austin Lunn, musicista del Tennessee che, una volta trasferitosi prima in Kentucky e poi in Minnesota, ha cercato di ripercorrerne non solo la storia, ma anche le tradizioni e le antiche leggende in chiave musicale. Per fare tutto ciò, non bastava solo immergersi nel rapporto spirituale tra uomo e natura, come si è soliti fare in quelle zone, ma si doveva rendere il tutto ancor più tipico e caratteristico. Un po’ come hanno fatto i Wayfarer con il Colorado, per rendere l’idea, ma spingendosi verso un sound che sarebbe diventato unico con un mix di black, folk e bluegrass intriso di temi politici, storici e sociali. E ciò che ne è uscito fuori è stato strabiliante: Kentucky (2012), Roads To The North (2014) e Autumn Eternal (2015) sono gli album che al meglio descrivono la musica dei Panopticon, unica e personale, che ha reso Lunn uno dei musicisti più estrosi di tutti gli States. E adesso, a distanza di due anni da …And Again Into The Light, è il nuovo The Rime Of Memory a descrivere l’artista nella sua piena maturità.

5 brani lunghi e intensi, introdotti dalla strumentale I Erindringens Høstlige Dysterhet che subito ci trasporta con la mente in un mood triste e profondo. Due minuti toccanti che accompagnano la traccia più lunga: Winter’s Ghost riassume, nei suoi 20 minuti, tutte le sfaccettature del sound dei Panopticon tra cavalcate di classico black, intermezzi ambient-rock e momenti di puro pathos. Impossibile non citare, in questo caso, il violino verso la conclusione, che rende l’atmosfera introspettiva al massimo. E dopo un brano massiccio, ecco che ne arriva un altro. In Cedar Skeleton le atmosfere si incupiscono grazie ad una miriade di soluzioni: gli assoli malinconici e trascinanti, gli scream laceranti, i voice over e i synth sulle sinfonie dal sapore cinematografico e, ciliegina sulla torta, l’arrangiamento corale verso la fine, giusto per devastarci definitivamente l’anima. Un mix così diverso, ma efficace, che colpisce l’animo nel profondo per rendere questo episodio memorabile. An Autumn Storm è il più corto (9 minuti) e anche il più “costante”, non cambiando mai mood fino alla parte finale, in cui i blast beats si fermano e lasciano spazio all’armonica, che quasi ci sorprende. Enduring The Snow Drought è un altro episodio massiccio che non cambia di molto la linea del disco, mentre la lunga conclusione di 15 minuti è affidata a The Blue Against The White, dal triste canto corale iniziale per poi esplodere in momenti più duri e estremi che catturano in tutto e per tutto fino alla fine.

Dopo più di un’ora di ascolto ne usciamo provati, ma soddisfatti. Il minutaggio è elevato, vero, ma scorrevole e coinvolgente, ricco non solo dei più vari sentimenti, ma anche di una ricercatezza stilistica unica, come Lunn ci ha abituati durante la sua carriera. Quando esce un disco firmato Panopticon difficilmente delude, e The Rime Of Memory ha mantenuto le aspettative. Anzi, le ha anche superate, perché tra gli album black metal più belli dell’anno ci entra di diritto.

Miglior brano: Cedar Skeletons

Voto: 8,5

Classificazione: 8.5 su 10.

TRACKLIST:

  1. I erindringens høstlige dysterhet
  2. Winter’s Ghost
  3. Cedar Skeletons
  4. An Autumn Storm
  5. Enduring the Snow Drought
  6. The Blue Against the White

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