
Ma allora in Italia c’è ancora speranza per il metal. No, non è perché magari stia svanendo o non ci siano più eventi, ma perché spesso c’è qualcuno che realizza musica estrema con estro, fantasia e una buona dose di originalità. E se a farlo sono dei giovani che il metal lo hanno nel sangue dal giorno zero, allora non possiamo che andarne fieri. I Sinister Ghost sono una band toscana formata a Viareggio nel 2017. Partiti come un duo, i ragazzi hanno all’attivo già un full-length dal titolo The Dark Abyss of Omerty, uscito nel 2022, con cui si sono fatti conoscere nella scena underground italiana diventandone una giovane promessa. Il sound scelto dai musicisti è un black metal intriso di temi orrorifici e sinistri, proprio come il loro nome, ricco di numerose influenze che abbracciano il metal estremo quasi nella sua totalità. Oltre ai mastermind Asmort e Synugoth, nella formazione ci sono altri due componenti: Pontius e Aelodh, che si sono inseriti benissimo negli ingranaggi del gruppo contribuendo alla stesura dell’imminente nuovo album What’s Left Of Human?, la cui uscita è prevista per metà dicembre. Non poteva esserci un’occasione migliore di questa per scambiare due parole con tutti loro, non solo per anticipare alcuni dettagli a riguardo, ma anche per conoscerli meglio e capire cosa hanno da riservarci per il futuro.

Ciao a tutti. Innanzitutto presentatevi: come è nato il progetto, cosa ha ispirato il vostro nome e cosa influenza maggiormente la musica che create?
SYNUGOTH: «La band è nata dall’incontro mio e di Asmort e dall’interesse comune di creare un progetto death/black metal finalizzato allo scopo di metterci in gioco, coltivare la nostra passione ed esprimerci come noi preferiamo attraverso la musica della nostra band, il cui nome descrive esattamente ciò che raccontiamo nei testi: storie horror di fantasia, racconti popolari rivisitati o vere e proprie faccende accadute, a volte romanzate, ed è esattamente da qui che prende ispirazione la nostra musica. Ma non solo: è un connubio o concentrato, se vogliamo, di horror e atmosfere maestose, inquietanti e pesanti, così come i generi del black e death metal descrivono, senza lasciare indietro groove, industrial, symphonic e ambient per citarne alcuni».
AELODH: «Io sono Aelodh, molto lieto di partecipare all’intervista! Sono entrato a far parte della formazione dei Sinister Ghost a giugno e per me è stato un vero traguardo riuscire a suonare insieme a loro. Conoscevo la band da parecchio tempo e mi erano piaciuti a primo impatto, quindi il mio ingresso è stato come l’avverarsi di un vero e proprio sogno. Come nome d’arte ho scelto Aelodh, nome composto dalle lettere “a” ed “e” che richiamano al mio nome (Alessandro), e “lodh“, desinenza di una parola elfica che significa “saggezza”. Ho voluto utilizzare questa parola perché richiama al satanismo e all’illuminazione dell’essere umano».
La vostra proposta musicale non è di certo semplice: ho notato un mix di
death, black e gothic unito ad un songwriting altrettanto complesso. A proposito di quest’ultimo aspetto, prendete una vostra canzone e analizzatela brevemente nel suo testo per renderci chiaro il vostro concept.
SYNUGOTH: «Il concept è molto semplice ed è non porsi dei limiti. I nostri brani non vanno solo sentiti o ascoltati, ma anche seguiti con il testo e compresi. Un esempio lampante è la nostra attuale ultima uscita Ocean Avenue 112: in mezzo al brano c’è un atmosfera di pianoforte giocosa, a sottolineare l’ironia in un gesto così brutale, accompagnata da un solo di batteria e nel finale una acustica che riprende le melodie principali, donando un tocco malinconico e sconsolato al pezzo, al racconto, perché il fulcro non è solo dare una solida base pesante, ma anche e soprattutto accompagnare ciò che viene raccontato».
ASMORT: «Prendendo in esame la nostra più recente uscita Ocean Avenue 112 si può notare come prestiamo attenzione alla parte narrativa sia dal punto di vista della stesura del testo sia a livello musicale. Il testo in questo caso, riguarda il massacro avvenuto il 13 Novembre 1974 al 112 di Ocean Avenue a Amityville. L’ho scritto dopo aver visto diversi film sul caso, che molto spesso però sono romanzati, per questo ho preferito ripiegare sui documentari. Volevo che il testo fosse quanto più possibile vicino alla realtà dei fatti. I più attenti ed informati, avranno notato una piccola perla nella prima strofa “13 November 1974, 3 AM, A Family High Hopes”. Infatti “High Hopes” significa sì semplicemente “grandi speranze” ma era anche il nome che la famiglia DeFeo aveva dato all’abitazione divenuta tristemente famosa dopo il massacro».
Ciò che mi ha colpito maggiormente sono le vocals, impressionanti per come cambiano da growl abissali a screaming taglienti in un attimo. C’è una fonte di ispirazione dietro o è una scelta del tutto originale?
ASMORT: «Innanzitutto grazie del complimento, sono lieto che le vocals ti abbiano colpito in modo positivo. Mi piacerebbe dire che è una cosa del tutto originale, sarebbe figo onestamente, ma come ben tutti sappiamo non è così. Molti cantanti estremi adottano questi cambi repentini da growl profondi a scream acidi, come ad esempio Will Ramos, ma nel mio caso diciamo che influisce molto il gusto personale. Ci sono poi diversi artisti che mi hanno influenzato nel corso degli anni come Nergal, Seregor e Dani Filth».
Il vostro album di debutto è nel complesso un buonissimo lavoro e i riscontri che ha avuto sono stati positivi. Pochi giorni fa avete annunciato l’uscita imminente del nuovo full-length. Dareste qualche anticipazione?
SYNUGOTH: «Ringrazio per il complimento. Il nuovo album è frutto di tanto lavoro e ne andiamo fierissimi, non vediamo l’ora che tutti lo sentano per intero e che possano apprezzarlo tanto o anche più di noi. È un album che, seppur più coerente all’interno di sé stesso a livello di genere, è comunque molto vario, ha molte atmosfere diverse e tratta varie tematiche».
AELODH: «Pensando a questa domanda anche come ascoltatore, dato il mio recente ingresso, devo dire che con il secondo album c’è stato un vero salto di qualità, partendo dalla composizione dei pezzi alla produzione finale. Se il primo album ha riscosso dei buoni risultati, sono molto fiducioso nel dire che secondo me What’s Left Of Human? ci porterà ad un pubblico più ampio».

Le vostre modalità di composizione per questo nuovo album sono state le stesse del precedente o avete cambiato qualcosa?
SYNUGOTH: «A conti fatti sono molto simili a livello strumentale, in quanto durante la composizione non cerco la complessità di un riff, la fluidità o il tiro, ma piuttosto cerco di descrivere musicalmente una sensazione, un’emozione specifica o più di una, che possono anche cambiare ed essere molteplici in un singolo pezzo. Cerco di descrivere un’immagine, e questo nel tempo può solo che tradursi in una sempre maggiore profondità e comunicazione musicale».
PONTIUS: «Sono entrato in questo progetto già avviato con un album all’attivo. Ho avuto modo di portare qualcosa in più, ma le menti geniali a mio avviso rimangono Synugoth ed Asmort. Per ora ho cercato di soddisfare al meglio le esigenze strumentali del progetto».
ASMORT: «Per me è stato molto più divertente scrivere e registrare anche solo le demo di questo secondo album. Ho sperimentato cose nuove per me, soprattutto a livello interpretativo, che è un lato molto importante per i nostri brani, dato che molte volte si trovano anche dei veri e propri dialoghi tra personaggi come in As If the sea was a mirror tra Morgana e Il Capitano. Ma anche in questo nuovo disco non mancheranno».
Adesso avete altri due componenti. Vi sentite “potenziati” ad essere in quattro? Vi dà più motivazione per andare avanti?
SYNUGOTH: «Assolutamente sì. La formazione a quattro elementi non solo ci dà più motivazione, ma ci rende anche a tutti gli effetti una band e non più solo un duo. Le idee e le ispirazioni sono molteplici e vengono scambiate fra tutti, ci sono più pareri e le sonorità si moltiplicano».
ASMORT: «Si, le idee sono maggiori ed anche la complicità. Ci sono più teste da mettere d’accordo e all’inizio, essendo da sempre abituati ad essere un duo, può risultare “diverso”, ma non un fattore negativo, dato che sia Pontius che Aelodh si sono dimostrati in grado di dare pareri costruttivi e nessuno dei due ha paura di mettersi in gioco. Per Aelodh, il concerto al Vegas di Viareggio in occasione della notte di Halloween è stato il primo in assoluto: ha incitato e sputato sangue sul pubblico, che ha risposto con grande entusiasmo. Direi che ha superato il suo primo live con successo al 100%».

La band è sempre apparsa un po’ “DIY”, nel senso che avete sempre dato l’impressione di curare in prima persona tutto il vostro lavoro. Eppure la vostra musica necessita di un’ottima produzione. Come avete trovato il giusto compromesso tra il fai da te e la vostra ambizione artistica?
SYNUGOTH: «Applicando le nostre competenze al 100%, ci piace curare per intero tutto ciò che produciamo più come artisti che meri musicisti, perché non solo abbiamo in mente cosa vogliamo raccontare, ma anche come tutto deve apparire e come deve suonare, ovviamente appoggiandoci anche a grafici, fotografi ed esperti del mestiere».
ASMORT: «Vogliamo che l’immagine e la musica della band vadano di pari passo per quanto possibile. Cerchiamo sempre di scegliere collaboratori fidati, che per noi è molto importante. Personalmente, se lavoriamo con qualcuno come fotografi, grafici ecc.. ho bisogno di sentirlo affine affinché il lavoro si svolga al meglio e quindi che il risultato finale sia ottimale».
PONTIUS: «Anche qui bisogna ringraziare Synugoth e Asmort per la loro dedizione. Non gli garba tirare via le cose e nutrono grosso interesse su tutti gli aspetti che riguardano la band».
Passiamo ad una domanda un po’ più personale. Come avete imparato a suonare? Vi siete immersi nella teoria musicale o avete usato un altro metodo?
ASMORT: «Beh, sembrerà strano a chi ancora non lo sa, ma io ho iniziato con la batteria. Non ero bravo però, ed a un certo punto volevo di più. Non avevo mai fatto live, ma al solo pensiero di non poter avere un contatto diretto col pubblico durante la performance o di non esser io a dar voce ai miei testi, mi faceva sentire limitato. Ho scoperto il metal grazie a Chiara “Choppy” Sale, al tempo la mia insegnante di batteria, che mi aprì le porte di questo mondo, per me al tempo nuovo, con un album iconico: Master of Puppets. Ed ecco che dopo qualche mese mi ritrovo a 14 anni al Rock in Roma 2014 a vedere i Metallica assieme a lei. L’artista che però in assoluto mi ha spronato di più a prendere in mano un microfono è stato Marilyn Manson. Ho iniziato da autodidatta, facendo delle prove per un periodo, ottenendo già discreti risultati per quanto riguarda scream e whistle scream. Poco dopo, ho iniziato seriamente a studiare e a prendere lezioni, perfezionando ciò che avevo già appreso da solo ed imparando, nel corso del tempo, anche cose del tutto nuove».
SYNUGOTH: «Ho iniziato a suonare perché in casa mi sono ritrovato una chitarra. Sin da piccolissimo sono stato curioso di tutto ciò che emettesse un rumore o un suono particolare. La mia fortuna è stata avere mio fratello più grande, che ha iniziato con la chitarra e poi ha proseguito con la batteria, lasciando alla polvere quella che è stata la prima chitarra su cui ho iniziato a suonare. Da lì inconsciamente è nata una passione che, crescendo, ho scelto di voler portare più in alto, non focalizzandomi sulla teoria musicale né la tecnica, ma scegliendo di proseguire come il mio essere comanda, scrivendo brani a me complessi, che mi diano del filo da torcere così da spronarmi a migliorare e facendomi divertire».
AELODH: «Colui che mi ha fatto prendere la chitarra in mano è stato indubbiamente Brian May dei Queen, quando avevo 12 anni. Andando avanti con gli anni, i miei gusti musicali si sono evoluti e, pian piano, il mio orecchio ha iniziato a spostarsi verso strade più estreme come ad esempio il thrash, il death e il black metal. Non mi sono mai avvalso della teoria musicale, se non per qualche ricordo rimasto dalla mia esperienza con il pianoforte. Per imparare a suonare ho sempre seguito i miei sentimenti ed ho anche frequentato un insegnante per un paio d’anni, che ha contribuito molto nel mio miglioramento».
PONTIUS: «Ho avuto la fortuna di crescere seduto alla batteria dall’età di 5 anni, grazie alla passione già presente in famiglia, che mi ha quindi sempre supportato. La volontà di migliorarsi sempre, la dedizione e la costanza sono fattori molto importanti se si vuole intraprendere questa strada. Il mio metodo non è niente di innovativo: una volta apprese le basi, mi sono da sempre concentrato sulla tecnica e sull’ascolto cercando di rendere le mie performance sempre più precise. I Sinister Ghost sono stati un grosso stimolo per me, per fare il passo successivo ovvero quello della composizione, un campo che all’inizio mi ha un po’ spaventato, ma che invece mi ha aiutato a migliorare ancora e a capire lo strumento a 360 gradi».
Quali sono gli album che vi hanno segnato musicalmente?
SYNUGOTH: «I miei pilastri dell’infanzia sono indubbiamente le discografie di Pantera e Lamb Of God e Burn My Eyes dei Machine Head. Più avanti, conoscendo Asmort, sono stato trafitto da Nymphetamine dei Cradle Of Filth e Dance and Laugh Amongst the Rotten dei Carach Angren, questi ultimi divenendo anche attualmente una delle mie band preferite in assoluto».
ASMORT: «Uno degli album che mi ha influenzato di più in assoluto nella mia adolescenza è stato Antichrist Superstar di Marilyn Manson. Altri album degni di nota che mi hanno influenzato negli anni sono Cruelty and the Beast dei Cradle Of Filth, Where the Corpses Sink Forever dei Carach Angren, The Satanist dei Behemoth… Potrei stare ad elencare altri 100 dischi come Redefining Darkness degli Shining o Under the Sign of Hell 2011 dei Gorgoroth, poiché cerco di prendere ciò che c’è di buono da tutto ciò che ascolto, ma questi sono quelli che mi porto dentro da sempre».
AELODH: «Gli album che sicuramente hanno influenzato di più il mio modo attuale di suonare sono Lunar Strain degli In Flames, Storm Of The Light’s Bane dei Dissection, Anthems To The Welkin At Dusk degli Emperor e Nachthymnen (From the Twilight Kingdom) degli Abigor. Sono degli album che hanno ridefinito il mio vecchio stile di suonare, in quanto prima di ascoltarli ricercavo uno stile death metal».
PONTIUS: «Mi sono avvicinato al metal grazie a batteristi come Joey Jordison, Chris Adler e Dave Lombardo, quindi non posso non citare gli album da dove tutto è cominciato: Iowa, Sacrament e Seasons in the Abyss. Adesso seguo diversi batteristi come Janne Jaloma, Inferno, Ivo Wijers e Thomas Asklund ed ammiro tutti i loro stili ma, parlando di album, quelli che più mi hanno colpito sono stati Quantos Possunt ad Satanitatem Trahunt, a parere mio un capolavoro dei Gorgoroth che ho amato, e Death Came Through a Phantom Ship dei Carach Angren, un generoso regalo di Asmort, che fin dal primo ascolto mi ha trasmesso molte emozioni e ha influenzato il mio drumming».

Siete una band giovane e promettente, dal sound molto particolare e partite da un’ottima base per poter crescere e migliorare. Ho visto che avete già fatto date dal vivo, una delle quali allo Slaughter Club, ma sono sicuro che non saranno le ultime. Avete già date in programma? Su quali palchi sognate di esibirvi? E, infine, come intendete andare avanti dopo questo nuovo album? Avete già dei progetti futuri?
SYNUGOTH: «Vogliamo suonare su ogni palco! Nel 2024 vogliamo esibirci il più possibile e ovunque ve ne sia la possibilità. E per il futuro siamo preparati: non ci stanchiamo mai di scrivere ed è ciò che più amiamo fare. Questo per dire che ne vedrete e sentirete delle belle. Nel frattempo dal 15 dicembre potrete godervi What’s Left Of Human?».
PONTIUS: «L’idea è quella di far arrivare ovunque la nostra musica e quindi di continuare a lavorare sodo per raggiungere questo obiettivo. The Dark Abyss of Omerty e What’s Left of Human? sono solo l’inizio di un lungo progetto».
AELODH: «Il mio sogno è di esibirmi su qualsiasi palco possibile per portare lo spirito della musica dei Sinister Ghost al maggior numero possibile di persone, così anche per esprimere la voglia di fare ciò che facciamo. Per il futuro dovete essere pronti, la nostra passione nel comporre nuova musica non finirà certamente con What’s Left Of Human?, ma di seguiti ne parleremo più avanti. Per adesso concentratevi nell’ascolto del nostro prossimo album in uscita il 15 dicembre!»
ASMORT: «Come detto da Synugoth, nel 2024 vogliamo suonare su ogni palco possibile. Ovunque ci chiameranno, noi risponderemo. Il 15 dicembre uscirà il nostro nuovo album e non vediamo l’ora di poterlo suonare per intero davanti a tutto il nostro pubblico, in continua espansione. Le copie fisiche sono disponibili su Bandcamp ed ovviamente saranno disponibili anche a tutti i nostri futuri live assieme ad una vasta linea di merchandising. Il futuro dopo What’s Left Of Human? siamo pronti ad affrontarlo anche se fosse tra i più oscuri, pieno di demoni e intemperie. Dopotutto ci sguazziamo bene in questi temi. Grazie a Zack Metalpriest per aver trovato la voglia ed il tempo di rivolgerci questa bellissima intervista e grazie a tutti i lettori».


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