• Band: SUOL
  • Durata: 45:25
  • Data di uscita: 27 ottobre 2023
  • Etichetta: Swarte Yssel

Quanti debutti in questo 2023. Ne abbiamo viste di ogni in tutti i sottogeneri del metal, alcune volte sorprendendoci, perché molte band che hanno provato a mettersi in gioco non hanno per niente deluso. Proprio come Suol.

Il progetto è stato fondato proprio quest’anno da J. e P., due musicisti di cui non sappiamo nomi, età e neanche un minimo di biografia, ma la loro carriera, in compenso, possiamo inquadrarla facilmente. In 5 anni di attività, i nostri hanno dato vita a 4 acts diversi: Shagor, Weerzin, Dinbethes e Ossaert (questi ultimi due solisti), tutti orientati su un black metal di matrice europea e di influenza americana per la vena atmospheric. Un sound che è stato perfezionato in Suol, il self-titled album di questa nuova band. Di innovazione ce n’è poca, vero, ma il suo taglio originale e personale si nota nelle liriche, in olandese, che ripercorrono leggende e vecchi episodi storici della loro terra d’origine, tra la città di Zwolle e il fiume IJssel, rendendo il tutto più folk.

l’opener Hellevaart parte con un andamento sincopato, su cui si posa una chitarra dai riff semplici ma efficaci che echeggiano come le vocals abissali. Solo verso la fine, la song decide di velocizzarsi, ma il momento dura poco perché lascia subito spazio alla seguente Slot Van Voorst, che si sviluppa in un’atmosfera unica, resa tale dai riff ariosi e dalle parti corali, che da qui in poi avranno un ruolo chiave. In un attimo ci si ritrova catapultati nell’Olanda del 1300, in un borgo distrutto dagli incendi in cui regnano la desolazione e la disperazione, e la musica che ci accompagna nel nostro cammino ci fa toccare da vicino questo scenario tra momenti più introspettivi ed altri più tirati. Over de Geute è un altro bellissimo episodio, che parte come una ballata per poi arricchirsi gradualmente con cori femminili spettrali ma ben intonati, che gli donano un alone ancor più misterioso. Vrouwe IJssel vira su coordinate leggermente più doom e, nonostante possa sembrare ridondante, riesce a farsi ascoltare soprattutto per le solite parti corali che, qui, sono da pelle d’oca. E dopo aver raccontato le gesta di Albert Weterman a suon di accordature massicce in Wetterman’s Waanzin, i ragazzi chiudono con la lunga Bodemdrift, in cui il lato atmosferico esplode in tutte le sue più varie sfumature.

Non c’è che dire, i Suol hanno debuttato alla grande. Non sarà certo l’album più rivoluzionario degli ultimi anni, ma si lascia ascoltare fluidamente grazie alle sue trame affascinanti che tentano sempre l’ascoltatore a riassaporarle. È un album che cresce ascolto dopo ascolto, capace di essere oscuro e solenne allo stesso tempo, senza distaccarsi dalla sua essenza primordiale. Un altro bel capitolo per il black metal olandese.

Miglior brano: Slot van Voorst

Voto: 8

Classificazione: 8 su 10.

TRACKLIST:

  1. Hellevaart
  2. Slot van Voorst
  3. Over de Geute
  4. Vrouwe IJssel
  5. Wetterman’s waanzin
  6. Bodemdriftd

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