• Band: WAYFARER
  • Durata: 43:47
  • Data di uscita: 27 ottobre 2023
  • Etichetta: Profound Lore Records

Il Colorado è uno dei posti più belli d’America: altopiani, montagne innevate, deserti aridi e canyon profondissimi. Non manca niente nella sua geografia variegata, che rievoca le tipiche trame dei film western proprie del suo passato e della sua storia. Una storia che è stata raccontata non solo nel mondo del cinema, ma anche in quello musicale: la scena black metal americana ha sviluppato una corrente molto variegata, plasmando uno stile diventato ormai riconoscibile in ogni suo ramo. Una delle città che ha risentito maggiormente di questa nuova ondata di artisti è stata proprio Denver, che ha visto nascere una schiera di band talentuose e originali, tra cui proprio i Wayfarer.

Nell’enorme panorama black a stelle e strisce, non c’è mai stato un concept dominante. Da est a ovest, sono nate band che non parlano solo di occultismo, ma anche di natura, ritualismo e folklore, temi che hanno stimolato la nascita di un sound e un immaginario diversi dalla classica scuola norvegese. E i Wayfarer ne sono la più chiara dimostrazione: non si sono limitati al classico approccio atmospheric “made in USA”, ma lo hanno migliorato con voice-over, campionatori e altri strumenti come organo, tastiere e didgeridoo per dargli un’identità storica, capace di farci immergere in quelle battaglie che avanzavano tra spari, scorribande e ferri di cavallo nel cuore degli States. Fu World’s Blood (2018) l’album della svolta, quello che dopo Children of the Iron Age (2014) e Old Souls (2016) è riuscito a dare al sound della band questo tratto ultra distintivo, perfezionato in A Romance with Violence (2020) e portato avanti nell’ultimo American Gothic.

The Thousand Tombs of Western Promise apre le danze con un’intro dall’atmosfera coinvolgente, degna del più classico saloon del Far West, con un fermento di voci e rumori in sottofondo che aprono, dopo un breve assolo di chitarra acustica, al black metal aggressivo e trascinante: Jamie Hansen interviene con il suo scream abissale, spianando la strada a Isaak Faulk che con il suo drumming variegato prima pesta sul doppio pedale, poi si ferma in attimi più lenti, resi ancor più emozionanti dalle chitarre di Shane McCarthy (presente anche in veste di seconda voce) e Joe Strong-Truscelli, che si intrecciano sempre a meraviglia tra i riff melodici e i break acustici. Da qui, l’album prosegue con episodi sempre più intensi e coinvolgenti, ognuno dalla trama diversa: se brani come To Enter My House Justified e False Constellation sprigionano pesantezza e cattiveria come nella classica tradizione black, altri come A High Plains Eulogy e The Cattle Thief ci portano in un paesaggio western crepuscolare illuminato dal falò grazie alla loro struttura più da ballad con l’organo in accompagnamento (nel primo caso) e da canzone folk-country dal finale mozzafiato (nel secondo). Senza dimenticare episodi che viaggiano più su ritmi intensi come Black Plumes Over God’s Country e in trame southern/gothic, ovvero Reaper On The Oilfields.

American Gothic si rivela quindi un altro album ben riuscito, in cui i Wayfarer raccontano un periodo storico attraverso le proprie sensazioni, lo spirito di appartenenza alla loro terra e un sound che si addice totalmente al loro concept dai riferimenti culturali ben definiti. Un po’ come hanno fatto i Panopticon con l’album Kentucky, altro bellissimo lavoro, ma il quartetto di Denver ha sempre dimostrato di sapersi spingere verso la perfezione con il suo stile inconfondibile.

Miglior brano: A High Plains Eulogy

Voto: 8

Classificazione: 8 su 10.

TRACKLIST:

  1. The Thousand Tombs of Western Promise
  2. The Cattle Thief
  3. Reaper on the Oilfields
  4. To Enter My House Justified
  5. A High Plains Eulogy
  6. 1934
  7. Black Plumes Over God’s Country
  8. False Constellation

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