
- Band: DYING FETUS
- Durata: 37:29
- Data di uscita: 8 settembre 2023
- Etichetta: Relapse Records
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, recita un famoso proverbio. Nel caso dei Dying Fetus, però, il detto cambia, perché i ragazzoni di Baltimora non hanno perso un singolo pelo del loro manto di violenza e brutalità. È dal 1991 che la band semina distruzione in ogni suo disco, più precisamente da quei due carichi di irruenza che rispondono al nome di Purification Through Violence (1996) e Killing on Adrenaline (1998), già in grado di mettersi a confronto, a livello tecnico-stilistico, con opere del calibro di Effigy of the Forgotten e Sermon of Mockery. Basta solo questo per capire fino a che punto i Dying Fetus sarebbero arrivati, ma a confermarlo sarà il terzo Destroy the Opposition (2000) che li renderà iconici nel brutal death metal. Ormai, al fianco dei Suffocation, dei Cannibal Corpse e degli altri acts classici del genere, c’è anche il loro nome, che mantengono ancora saldo con l’ultimo Make Them Beg for Death.
Non aspettiamoci le grandi innovazioni, ma neanche la noia e la monotonia. John Gallagher (chitarra, voce), Sean Beasley (basso, voce) e Trey Williams (batteria) sono un trio ben collaudato dai tempi di Descend into Depravity (2009) e sanno benissimo come tenere alta la tensione: la formula più tecnica ed efferata del death metal, consolidata con groove potenti, vocals terremotanti e elevata velocità, fa di Make Them Beg for Death un grintoso ritorno alle origini, facendoci rivivere il classico mood della vecchia scuola con un mixing ovviamente più moderno.
Enlighten in Agony apre le danze con una batteria che esplode come un carico di dinamite e apre il tappeto ritmico per la chitarra graffiante, il basso solido e i due cantanti. Il doppio growl di Gallagher e Beasley conferisce all’intero album un tocco ancor più malsano, che raggiunge il picco nella seguente Compulsion for Cruelty, un tornado sonoro in cui non manca la doppia cassa asfissiante. Dal punto di vista tecnico Williams eccelle, ma lo stesso si può dire di Gallagher quando si destreggia nelle rasoiate precisissime della sua 6 corde, azzeccando sempre il momento giusto per mettere nel calderone i suoi riff ultra tecnici o i suoi assoli taglia ossa, come nel caso di Feast of Ashes. L’album, solido dall’inizio alla fine, è forse un po’ carico nella seconda metà che, dopo la breve Throw Them in the Van, presenta alcuni brani che poco tolgono e poco aggiungono al discorso generale (Raised in Victory/Razed in Defeat, Hero’s Grave). I nostri, come al solito, vanno dritto al punto e non si dilungano nel minutaggio, tenendosi stretti ai 37 minuti con l’ultima Subterfuge, a regalare un’altra fragorosa bordata old-school.
Make Them Beg for Death ci lascia provati dall’ascolto, ma soddisfatti della sua essenza. I Dying Fetus hanno centrato nuovamente il loro obiettivo: mostrarsi cattivi ed efferati con una produzione al passo coi tempi, con un songwriting diretto e con soluzioni che, a primo impatto, potrebbero avvicinare anche chi questo genere non lo ha mai ascoltato. Di certo la copertina, dal sapore cinematografico di genere slasher, dà l’idea all’ascoltatore dell’indole dell’album, ma questo non basta: bisogna premere il tasto play, tirare un bel sospiro (ma non di sollievo) e lasciar scorrere le tracce per intero e senza pause per assaporare tutta la sua sostanza. E qui, di sostanza, ce n’è tanta.
Miglior brano: Compulsion for Cruelty
Voto: 8
TRACKLIST:
- Enlighten Through Agony
- Compulsion for Cruelty
- Feast of Ashes
- Throw Them in the Van
- Unbridled Fury
- When the Trend Ends
- Undulating Carnage
- Raised in Victory / Razed in Defeat
- Hero’s Grave
- Subterfuge
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