
Che la scena metal italiana sia piena di artisti validi non c’è alcun dubbio, ma non tutti hanno scelto di stare nel nostro paese: alcuni sono rimasti per fondare band di rilievo internazionale come i Death SS, i Necrodeath, i Lacuna Coil e i Cripple Bastards, mentre altri ancora sono riusciti ad imporsi nell’underground grazie a tanti, ottimi progetti. La lista, però, non finisce qui. Ci sono, infatti, altri musicisti italiani che hanno ottenuto un grande successo in gruppi stranieri molto importanti, ognuno per motivi diversi: c’è chi si è trasferito e ha fondato una nuova band, c’è chi è stato selezionato per rimpiazzare un altro musicista e c’è anche chi, dopo una lunga gavetta, è arrivato a farne parte con grande merito.
Fabio Lione

Fabio Lione è noto per essere stato la colonna portante dei Rhapsody of Fire e dei Vision Divine, in cui è stato protagonista in ben 15 album: da Legendary Tales (1997) a Into the Legend (2016) nella formazione friulana, e dall’omonimo Vision Divine (1999) a Destination Set to Nowhere (2012) nel progetto fondato con Olaf Thörsen. Dopo le sue due esperienze più importanti, però, gli arriva una chiamata dal Brasile: quella degli Angra, gruppo attivo dal 1992 che non vanta solo artisti come Kiko Loureiro e Andre Matos, ma anche opere imprescindibili del power metal quali Angels Cry (1993) e Holy Land (1996). Nel 2013, dopo l’abbandono di Edu Falaschi, la band capitanata da Rafael Bittencourt ha deciso di puntare tutto su di lui, invitandolo prima come cantante di tournée, per poi confermarlo definitivamente nella formazione grazie agli show rivelatisi un successo proprio per la sua presenza. Da allora, il singer è diventato una garanzia per il progetto, che con lui ha inciso anche due full-length: Secret Garden (2014) e Ømni (2018).
Mia Wallace

In questa categoria è sicuramente inclusa Mia Winter Wallace. Il suo nome all’anagrafe non ci è dato saperlo, ma non la si deve confondere con la protagonista di Pulp Fiction. La bassista, da sempre immersa nel black metal, era infatti conosciuta come Soulfucker quando, negli anni ‘90, suonava in Piemonte con i Darkness, gli Skoll e i più datati The True Endless, in cui resta per 20 anni. La sua carriera decolla nel 2017, quando le sue ottime doti alle 4 corde vengono notate anche all’estero: il primo ad accorgersi del suo talento è Tom G. Warrior, che la aggrega alla formazione dei Triumph of Death per un anno. Nel 2019, invece, è il leggendario Abbath che, rimasto a corto di bassisti, decide di reclutarla nel suo progetto omonimo per incidere Outstreader (2019) e Dread Reaver (2022). E poi, come se non bastasse, nel 2020 si aggiunge anche al nucleo delle Nervosa, rinate dopo un periodo difficile, contribuendo all’incisione di Perpetual Chaos (2021). Un curriculum davvero ottimo per la nostra connazionale.
Stefano Franceschini

Rimanendo in tema bassisti, è obbligatorio menzionare anche Stefano Franceschini. Per gli appassionati del death metal più violento non è un musicista sconosciuto: è infatti legato maggiormente agli Hideous Divinity, una delle band italiane più autorevoli in ambito technical/brutal death, con cui suona dal 2013 e ha inciso 3 album, 3 singoli e un EP. Ma non è l’unico progetto di cui fa parte: il suo nome lo si può leggere anche nella line-up degli Aborted, una delle band estreme più apprezzate a livello internazionale fondata dal belga Sven de Caluwé. Il suo contributo, iniziato nel 2018, è stato fondamentale per creare le linee di basso frenetiche e terremotanti in Terrorvision (2018) e Maniacult (2021), ritenuti due dei capitoli migliori dei giganti di Beveren.
Luca Indrio

Luca Indrio ha percorso una strada diversa rispetto agli altri suoi colleghi. Nel 2008, partito da Firenze per raggiungere gli Stati Uniti, si trasferisce a Oakland, una delle città più attive della California nella musica estrema. Dopo un anno, infatti, fonda i Vastum, dal death metal cavernoso in stile Incantation, con cui incide ben 4 album. La band, col passare del tempo, si rivela la base per maturare e perfezionare la sua tecnica, affermandosi con l’altro suo progetto: i Necrot. Con il debutto su lunga durata Blood Offerings (2017), la band diventa rapidamente una delle migliori rivelazioni a livello mondiale del metal estremo, tanto da ripetersi nel secondo album Mortal (2020) e da essere chiamata in grossi tour al fianco di giganti come Cannibal Corpse, Immolation e Morbid Angel.
Fabio Alessandrini

La carriera di Fabio Alessandrini è simile ad una favola. Il batterista ravennate, classe 1993, inizia a suonare nella sua prima band nel 2015, quando entra a far parte dei bolognesi Vescera. Poi, dopo appena due anni, accade la svolta: come riportato nell’intervista di Metal Garage, il musicista inizia ad allenarsi con i brani degli Annihilator, band a cui si ispira per migliorare la sua tecnica, mandando una cover del celebre brano Alison Hell a Jeff Waters in persona. Il frontman degli storici thrashers risponde subito con un riscontro positivo, convocando il giovane batterista in Canada per iniziare a provare con la band. Il destino sembra già essere scritto e ben presto diventa realtà: Alessandrini entra a far parte stabilmente degli Annihilator e contribuisce alla realizzazione di For the Demented (2017) e Ballistic, Sadistic (2020).
Guido Zima

Anche Guido Zima, tra i batteristi più talentuosi del metal nostrano, può vantare un percorso musicale da sogno. Dagli inizi con i Rhyme al suo periodo negli Implore, tra le migliori formazioni estreme austriache, fino all’entrata prima nei friulani The Secret, poi nei deathsters inglesi Strigoi, progetto fondato da due musicisti molto esperti: Chris Casket e Gregor Mackintosh. È proprio quest’ultimo che, da membro dei Paradise Lost, favorisce l’ingresso di Zima alla corte di Nick Holmes per il tour europeo del 2022. Il risultato? La sua prestazione è stata così sbalorditiva che lo scorso 24 marzo, tramite un annuncio sui canali social, la band lo ha confermato come nuovo batterista ufficiale, pronto a contribuire nelle future opere e tournée.
Milo Silvestro

Il nome di Milo Silvestro potrà anche suonare nuovo alle orecchie di molti, ma da qualche mese a questa parte di lui se ne sta sentendo parlare parecchio. Il cantante classe 1987 è legato maggiormente ai Dead Channel, band industrial metal romana da lui fondata che vanta un album omonimo uscito nel 2020. Le sue ottime doti vocali, pienamente in linea con metalcore, grindcore e death metal, non sono passate inosservate e hanno attirato l’attenzione di numerosi acts, tra cui i Fear Factory. La band di Dino Cazares, dopo l’abbandono di Burton Bell a fine 2020, non ha esitato un secondo a reclutarlo come nuovo singer ufficiale, nonostante la sua identità sia stata rivelata solo nel febbraio 2023, e le sue ottime qualità, già sperimentate, saranno presenti nell’imminente nuovo album Re-Industrialized.
Martino Garattoni

Martino Garattoni è uno dei musicisti più noti nel power metal italiano. Il bassista, in attività dal 2006, è uno dei membri di spicco degli Ancient Bards, con cui ha pubblicato 4 album in studio, una demo e numerosi singoli. Ma c’è anche un altro progetto importante di cui fa parte: i Ne Obliviscaris. Nel 2017, la band australiana di Xenoyr e Tim Charles, tra le più importanti a livello internazionale in ambito prog death, si ritrova senza bassista dopo l’abbandono di Brendan “Cygnus” Brown, la cui firma è presente nei due capolavori Portal of I e Citadel. Rimpiazzarlo non è un’impresa facile, ma il nostro Garattoni ci riesce alla grande vincendo il ballottaggio con Robin Zielhorst (presente nel terzo album Urn) ed entrando stabilmente nel nucleo della band, con cui partecipa alla stesura del quarto full-length Exul (2023). Nient’altro da aggiungere, se non “Italians do it better”.


Lascia un commento