Le band protagoniste

Come già accennato nel capitolo precedente, la Batalla de las Bandas, nonostante ritenuto controverso dall’opinione pubblica, fu l’evento della consacrazione dell’Ultra Metal, ormai diventato una corrente musicale affermata e con una schiera di musicisti che la resero a suo modo unica ed esemplare.

D’altro canto, le band che crearono questa nuova dimensione non ebbero vita facile: ritenuti estremi, blasfemi e non conformi con la musica dell’epoca, questi gruppi non ricevettero molta audience da un pubblico ancora lontano dalla conoscenza e dall’apprezzamento del metal estremo.

Per questo molti di loro ebbero vita breve, mentre altri riuscirono e riescono a mantenersi attivi ancora oggi, ma non ebbero il giusto riconoscimento per ciò che avevano creato. È necessario, a questo punto, ricordare i protagonisti di questo periodo storico-musicale.

I Parabellum durante un’esibizione dal vivo

I Parabellum sono considerati la band Ultra Metal per eccellenza. Fondato nel 1983 con il nome di Juana la Loca, il gruppo comprendeva Ramón Restrepo (voce), Carlos Mario Pérez detto “La Bruja” (chitarra), Cipriano Álvarez (batteria) e Jhon Jairo Martínez (chitarra).

Il loro periodo di attività fu molto breve, dato che si scioglieranno solo nel 1988, ma in quei memorabili 5 anni, i Nostri scrissero la storia. A parlare furono i loro pochissimi, ma impetuosi EP dal titolo Sacrilegio e Mutación por radiación, dalle copertine inedite e di forte impatto visivo che lasciano presagire il loro contenuto: due brani a testa, intervallati in due lati ed entrambi di lunga durata se si considerano gli standard del metal estremo. Ma la sostanza, al contrario della quantità, non delude nella sua qualità.

Le copertine di Sacrilegio e Mutación por radiación

Rozza, selvaggia e violenta, la musica dei Parabellum si mescola tra death, black e grindcore con una facilità disarmante, accompagnando l’ascoltatore in momenti di pura demenza e delirio. Madre Muerte è l’esempio che più incarna lo stile della band: doppio pedale a valanga, riff graffianti e claustrofobici e vocals paurosamente crude e gutturali.

E nonostante qualche pausa melodica, i musicisti aggrediscono i timpani dell’ascoltatore senza sosta grazie anche alla produzione grezza, sfociando in momenti più doom che rendono il tutto più cupo e ammaliante. Dopo questi due EP la carriera dei Parabellum volse subito al termine, ma i suoi componenti, tutti coinvolti in altri progetti, non smisero di portare avanti la tradizione dell’estremo made in Colombia.

Tra i primi gruppi della corrente Ultra Metal non ne poteva mancare uno dal nome semplice ed esplicito: Mierda. Il suo significato non lascia spazio a libere interpretazioni, ma prima di riconoscerlo, bisognerebbe inquadrare bene la vita e la durata della band.

I fratelli Olimpo e Oswaldo Ordoñez Carmona erano grandi amici dei Parabellum e, insieme, condividevano gli stessi interessi e le stesse passioni. Non fu casuale, infatti, che proprio nel 1983 decisero di dar vita ad un altro progetto che potesse stravolgere l’underground di Medellin e, grazie all’aiuto di Andrés Peña, formarono il nucleo di questa nuova band pronta ad esibirsi alla Batalla de las Bandas.

I Mierda

Ciò che rimane dei Mierda, purtroppo, è solo una demo registrata proprio in occasione di quell’evento, ma quello che hanno lasciato sia a livello musicale che spettacolare fu un terremoto: urla, assoli al limite dell’orecchiabilità e batteria impazzita.

La formula non era così distante da quella dei Parabellum, ma a rendere ancor più estremo il tutto fu proprio il modo di suonare in sé: gli schemi sembrano ulteriormente stravolti con la voce esasperata al massimo e le asce ruvide e bassissime di tonalità, mentre la batteria compie continui stacchi tra violenza e pause.

E se si pensa che Oswaldo durante l’esibizione lanciò al pubblico messaggi anticristiani e incitanti al pogo come non si era mai visto prima, è inevitabile giungere alla conclusione che i Mierda furono, a loro modo, memorabili.

Se c’è una band che riuscì ad andare avanti negli anni sperimentando e rinnovando il suo stile, questi sono sicuramente i Reencarnación. Tra i padri fondatori dell’Ultra Metal, il progetto nacque nel 1986 grazie a Víctor Raúl Jaramillo, in arte “Piolín”, già attivo nella neonata scena musicale grazie ad altri side projects.

Affiancato dal batterista Germán Villa e dal chitarrista Federico López, Piolín riuscì a tenere il suo primo concerto in un locale del quartiere Castilla, pubblicando nel 1987 una demo intitolata Dioses Muertos, con la quasi totalità dei brani presenti nel debutto omonimo Reencarnación del 1988, il primo full-length mai registrato da una band estrema colombiana.

La copertina di Reencarnación

La differenza tra la demo e l’album si nota soprattutto per l’incisione del sound, cavernosa nel primo caso e più curata nel secondo. Eppure, non sembra esserci un netto cambiamento dato che lo stile è sempre lo stesso: growl graffiante, chitarre impazzite, ritmi fulminanti e aggiunte sbalorditive di altri strumenti (come il violino in due tracce), rendono questo disco inedito e brutale allo stesso tempo.

Nel periodo successivo, i Reencarnación tentarono un approccio più sperimentale e acustico con gli album Egipto e Visiones terrenales, salvo poi tornare ad un suono più grezzo e più curato con gli ultimi album, ma è con i primi lavori che la band di Piolín si fece conoscere come un’esponente di spicco dell’Ultra Metal.

Una menzione degna di nota in questa corrente musicale la meritano anche i Blasfemia. La band nacque nel 1986, quando il cantante Ramón Restrepo e il chitarrista Jhon Jairo Martinez decisero di sdoppiare l’animo dei Parabellum in un altro progetto. Così, reclutato il batterista Luis Fernando Cano, i musicisti crearono quello che ancora oggi viene considerato il loro lavoro più memorabile, ovvero Guerra Total, EP di debutto pubblicato nel 1988.

E anche in questo caso, non c’è da aspettarsi niente di melodico: due delle quattro canzoni presentate (Presagio e Más allá de la ignorancia) sono uno tsunami sonoro in pieno stile della first wave del black metal, in cui fa capolino uno screaming esasperato molto simile a quello di Quorthon.

L’altra traccia Postmortem ha un suono più thrash rispetto al resto del materiale, ma la sostanza rimane sempre racchiusa nel mix letale di generi estremi tipico dell’Ultra Metal. La carriera dei Blafemia si interruppe nel 1988, salvo poi riformarsi nel 2013 con una formazione totalmente nuova (fatta eccezione di Restrepo) dopo l’abbandono di Cano e la morte di Martinez, assassinato nel 1998.

Jhon Jairo Martinez, chitarrista dei Blasfemia e dei Parabellum

Parlando di musicisti singoli, una figura fondamentale per l’affermazione della scena estrema colombiana fu Mauricio Montoya, in arte Bull Metal. Abile batterista, fu molto attivo nella scena underground di Medellin grazie a varie attività legate al collezionismo e alla promozione di gruppi ed eventi locali dediti al metal estremo, nonché collaboratore di numerosi progetti Ultra Metal.

Tra questi si ricordano Ekhymosis, Amén, Neurosis e Sacrilegio, ma la band in cui si fece conoscere maggiormente per le sue gesta sono i Masacre. Ancora attivi tutt’oggi, i Nostri si fecero subito notare tramite una serie di demo e di EP a cavallo tra il 1988 e il 1991, tra cui Colombia… imperio del terror e Ola de Violencia.

Per comprendere ancor meglio la proposta dei Masacre, però, bisogna far riferimento al loro primo full-length Reqviem: se è vero che il tratto distintivo dell’Ultra Metal è racchiuso nel mix marcio e caotico di tutti gli stili estremi, nel caso della band di Montoya il genere prevalente risulta essere il death metal.

Lo si comprende dal growl brutale di Alex Oquendo e dalle chitarre doomish di Juan Carlos Gómez, con schemi che sembrano avanzare più ordinati nella composizione, ma ciò non significa che il sound sia meno estremo. Lo si nota soprattutto nella sezione ritmica, in cui la batteria di Bull Metal e il basso di Dilson Díaz dettano tempi veloci e opprimenti, senza disdegnare qualche stacco improvviso.

I Masacre hanno guadagnato uno status di culto all’interno di questa corrente musicale, andando avanti nella loro carriera con altri quattro album in studio e numerosi cambi di line-up, ma perdendo quello che era il loro membro più rappresentativo, ovvero Bull Metal, morto suicida nel 2002.

Queste sono le band portabandiera del movimento Ultra Metal colombiano, ma l’elenco non finisce qui. Tra le altre si ricordano gli Agressor, attiva dal 1986 e orientata più sul death metal; i Nekromantie di Carlos Londoño, creatura dal mix letale tra black e thrash metal; i Profanación, attivi per soli tre anni e autori di una demo dalle tinte death/black; gli Astaroth, esecutori di un oscuro death metal mescolato con il black; i Sargatanas, che vantano un EP grezzo e prorompente come Devastación infernal.

Infine, tra le esponenti dell’Ultra Metal ci sono anche quelle band che hanno saputo attenersi ad uno stile più leggero rispetto ai colleghi, rifacendosi più all’heavy o al classico thrash metal. Tra queste, oltre ai già citati Ekhymosis, ci sono i Glöster Gladiattor e i Danger.

L’eredità dell’Ultra Metal

Anche l’Ultra Metal, quindi, si può considerare una corrente come tutte le altre contemporanee, ma ciò che è stato fatto a Medellin aveva uno stile unico, diverso da quello che stava nascendo in quegli anni, forse perché paradossalmente meno “contaminato” da fattori esterni.

Che queste band non avessero le risorse e le opportunità per registrare album o per intraprendere dei tour, risulta parecchio evidente, e questo, assieme al fatto che i suoi creatori non fossero interessati a farsi conoscere fuori dal Paese, fecero sì che l’Ultra Metal fosse noto solo dagli appassionati e dai puristi seguaci dell’underground globale, tramandato come un segreto tra pochi eletti.

Eppure, al giorno d’oggi, sembra che sia proprio l’Ultra Metal ad essersi posto come base o importante influenza per il metal estremo, in particolare nei confronti del black metal.

Mauricio Montoya aka Bull Metal

Bull Metal, batterista dei Masacre, era all’epoca un accanito tape trader e si teneva in corrispondenza con tutti i musicisti metal del mondo, tra cui Euronymous, leader dei Mayhem. Tra i due nacque un fitto scambio epistolare e di musicassette, e Mauricio Montoya, per far conoscere la neonata realtà della Colombia ai colleghi europei, spedì in Norvegia le registrazioni della sua band, dei Parabellum e dei Reencarnación.

Leggenda narra che non solo Euronymous fu attratto dalla scena underground di Medellin, ma ne rimase così tanto colpito che il sound di Deathcrush, primo lavoro musicale dei Mayhem, fu molto influenzato proprio dagli stilemi dell’Ultra Metal.

Altro fattore che influenzò alcune band black metal fu la produzione: le band colombiane, come già detto nella prima parte dell’articolo, non disponevano di strumenti adatti ad una buona registrazione, ragion per cui la loro attitudine si basava su quello che oggi viene definito lo-fi, termine che sta per low-fidelity (letteralmente “bassa fedeltà”) riferita alla qualità del suono: sporca e grezza.

Mentre la crudezza dei Parabellum o dei Blasfemia era casuale e circostanziale, alcuni musicisti norvegesi come i Darkthrone e Burzum la usarono intenzionalmente, cercando di registrare con la peggiore attrezzatura a portata di mano e rifiutando gli standard che divennero sempre più ottimali soprattutto nel death metal. Non a caso, A Blaze in the Northern Sky e Under a Funeral Moon sono stati registrati ai Creative Studios, lo stesso luogo utilizzato dai Mayhem per la realizzazione di Deathcrush.

In questo modo, sebbene il lo-fi fosse in piena espansione nella musica underground da diversi anni, sarebbe diventato popolare nel black metal. L’eredità che lasciarono le band di Medellin alle nuove generazioni, però, non fu apprezzata a pieno.

Alcune delle loro produzioni hanno raccolto polvere sugli scaffali dei pochi collezionisti che li hanno accumulati e li hanno custoditi, mentre molte altre copie sono andate perse, probabilmente perché ritenute troppo grezze e di bassa qualità. Solo quando la generazione digitale ha scoperto queste registrazioni e una nuova orda di collezionisti si è precipitata a dar loro la caccia, il valore è aumentato esponenzialmente a causa del numero limitato di copie originali. Altrimenti, sarebbe tutto caduto nell’oblio.

Alla luce di tutto ciò, l’Ultra Metal rimane intrappolato in un eterno dualismo: da un lato vi è la sua limitata espansione, dall’altro il suo patrimonio fondamentale, seppur non riconosciuto tale. E ciò rende questa scena unica, soprattutto analizzando il contesto in cui vivevano i musicisti che l’hanno creata.

L’entusiasmo e la voglia di realizzare una nuova dimensione musicale in contrasto con una realtà colma di violenza, corruzione e disordine, hanno spinto questi ragazzi a creare un qualcosa di diverso, di inedito, fondamentale per gli anni a seguire.

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